Australia, attacco di squalo a Kylies Beach: morta una donna, grave un uomo. Il predatore avrebbe colpito all’alba. È la quinta vittima nel 2025. Chiuse le spiagge nella zona di Crowdy Bay.

Una giovane donna è morta e un uomo è rimasto gravemente ferito in seguito a un doppio attacco di squalo avvenuto all’alba di giovedì 27 novembre 2025, in una spiaggia isolata del Nuovo Galles del Sud, in Australia.

I due stavano nuotando a Kylies Beach, all’interno del Crowdy Bay National Park, quando sono stati aggrediti da uno squalo. Secondo le autorità, si tratterebbe di un esemplare di squalo toro di grosse dimensioni, una delle specie più pericolose per l’uomo.

La dinamica: aggrediti in acqua all’alba

L’attacco è avvenuto intorno alle 6:30 del mattino, mentre i due, un uomo e una donna entrambi presumibilmente sulla ventina, si trovavano in mare.

Sul posto sono intervenuti i soccorsi e la polizia locale, ma per la donna non c’è stato nulla da fare: è morta sul posto a causa delle gravi ferite riportate. L’uomo è stato invece trasportato in elicottero all’ospedale John Hunter, inizialmente in condizioni critiche. In seguito, è stato dichiarato serio ma stabile.

Il gesto eroico di un passante

Secondo quanto riferito dai soccorritori, a fare la differenza è stato il pronto intervento di un passante, che ha realizzato un laccio emostatico di fortuna alla gamba dell’uomo, rallentando la perdita di sangue e permettendo ai sanitari di arrivare in tempo.

Il sovrintendente dell’ambulanza del NSW, Josh Smyth, ha elogiato il gesto: “Il coraggio dimostrato da alcuni passanti è straordinario in situazioni come questa. Esporsi in questo modo è un atto eroico, e ci ha permesso di guadagnare tempo prezioso per soccorrere il paziente”.

Confermata la presenza di uno squalo toro

Il Dipartimento dell’Industria Primaria del Nuovo Galles del Sud ha dichiarato che l’analisi forense preliminare ha confermato che l’attacco è compatibile con un squalo toro (bull shark) di grandi dimensioni. Questa specie è nota per la sua aggressività ed è considerata tra le più pericolose al mondo. Lo conferma anche il database internazionale Shark Attack File, che la colloca al terzo posto tra le specie più letali per numero di attacchi registrati.

Chiusure e controlli: spiagge interdette, droni in volo

Subito dopo l’incidente, sono state attivate cinque “smart drumlines” – dispositivi intelligenti per la cattura e il monitoraggio degli squali – nella zona di Kylies Beach.

Inoltre, Surf Life Saving NSW ha disposto la chiusura delle spiagge circostanti per almeno 24 ore, mentre droni di sorveglianza pattugliano la zona alla ricerca di altri esemplari pericolosi. Il responsabile dell’organizzazione, Steve Pearce, ha espresso cordoglio alle famiglie delle vittime: “È una tragedia terribile e le nostre più sentite condoglianze vanno alle famiglie della donna e dell’uomo coinvolti. Per ora, invitiamo tutti a evitare di entrare in acqua e a seguire le indicazioni dei bagnini”.

Una tragedia che si aggiunge a una serie drammatica

La morte della giovane donna rappresenta la quinta vittima per attacchi di squalo in Australia nel 2025. Meno di tre mesi fa, a Long Reef, a nord di Sydney, aveva perso la vita Mercury Psillakis, 57 anni, padre e surfista, ucciso da uno squalo bianco lungo 3,5 metri. I testimoni raccontarono che il suo corpo era stato recuperato privo di entrambe le gambe.

Nel 2024, in Australia si erano registrati 13 morsi non provocati da squalo, senza decessi. Un dato in netto calo rispetto al 2023, quando si contarono quattro morti. Nel 2020, le vittime furono addirittura sette.

Un fenomeno complesso: più morsi, meno vittime

Secondo gli esperti, le vittime per attacco di squalo sono diminuite nel tempo in proporzione alla popolazione, grazie a:

  • Interventi di emergenza più rapidi;
  • Diffusione delle tecniche di primo soccorso;
  • Maggiori strumenti di sorveglianza in mare.

Tuttavia, il numero complessivo di attacchi è aumentato negli ultimi due decenni. Le cause principali individuate sono:

  • Aumento della popolazione costiera;
  • Cambiamenti climatici e perdita di habitat marino;
  • Crescita degli sport acquatici;
  • Modifiche nei comportamenti delle prede marine.

Squalo Toro: il gigante pacifico del Mediterraneo

Lo squalo toro (Carcharias taurus) è considerato il più grande squalo d’Italia, raggiungendo fino a 3,20 metri di lunghezza. Presenta un corpo massiccio con due larghe pinne dorsali, una coda allungata e denti lunghi e sottili visibili anche a bocca chiusa. Nonostante l’aspetto intimidatorio, è relativamente placido e poco aggressivo verso l’uomo. Vive in acque costiere poco profonde del Mediterraneo, specialmente in Sicilia. È ovoviviparo con un particolare fenomeno riproduttivo: l’embrione più sviluppato si nutre degli altri fratelli nell’utero, permettendo la nascita di soli due cuccioli dopo 9-12 mesi di gestazione. Si nutre di molluschi, crostacei e pesci.

Incontro con lo squalo: come reagire

Mantenere la calma è fondamentale. Se vedi uno squalo, non farti prendere dal panico né fare movimenti bruschi, che potrebbero attivare il suo istinto predatorio. Se sei in acque basse, esci lentamente e con decisione. Se sei in acque profonde, mantieni il contatto visivo con lo squalo e cerca di posizionare tra te e lui una barriera, come una roccia o un’attrezzatura. Se lo squalo si avvicina troppo o sembra aggressivo, usa un oggetto per colpirlo sul naso, sulle branchie o sugli occhi. Nuota all’indietro lentamente verso la riva o l’imbarcazione senza voltare le spalle e senza schizzare eccessivamente.

FAQ – Domande frequenti sugli attacchi di squalo in Australia

È sicuro nuotare sulle spiagge australiane?
Sì, nella maggior parte dei casi. Le spiagge sono sorvegliate e dotate di sistemi di rilevamento avanzati. Ma è fondamentale seguire sempre le indicazioni delle autorità locali.

Qual è lo squalo più pericoloso?
Secondo i dati internazionali, i tre squali più pericolosi per l’uomo sono: squalo bianco, squalo tigre e squalo toro.

Cosa sono le smart drumlines?
Sono strumenti tecnologici che catturano squali in modo non letale, li tracciano e li rilasciano lontano dalle coste per proteggerli e ridurre i rischi per i bagnanti.

Gli attacchi sono aumentati nel tempo?
Sì, ma soprattutto per l’aumento delle attività umane in mare e dei cambiamenti ambientali. Tuttavia, le probabilità di essere attaccati restano estremamente basse.

Cosa fare in caso di attacco?
Uscire subito dall’acqua, allertare i soccorsi e, se necessario, bloccare l’emorragia con un laccio o una compressione.