Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, ha ufficializzato la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico in vista del prossimo congresso. L’annuncio al circolo PD di Campogalliano, in provincia di Modena.

Bonaccini ha detto: “Dopo la dura sconfitta del 25 settembre e la scelta di Enrico Letta di aprire il percorso congressuale mi sono preso tempo per ragionare e per capire se io possa essere utile al PD. In queste settimane in tantissimi mi hanno chiesto di candidarmi. Mi ha fatto ovviamente piacere, anche se avverto il peso e la responsabilità di questa scelta, perché sono consapevole di come il PD sia necessario per la stessa qualità della democrazia del Paese, rappresentando ideali e valori alternativi alle posizioni più conservatrici e regressive e alle derive sovraniste e populiste che abbiamo visto scorrazzare in Europa e in tutto il mondo occidentale”.

Bonaccini ha proseguito: “Se, come credo, in gioco per la prima volta da quando il PD è nato, c’è la vita stessa del nostro partito, e non la mia candidatura o il mio destino personale, allora ne vale senz’altro la pena, comunque andrà. La cosa che mi preoccupa di più è lo smarrimento della nostra gente. Da una batosta simile non ci si riprende in poche settimane, sarebbe illusorio pretenderlo e anche ipocrita prometterlo. Ma sentire evocare lo scioglimento del PD, mettere in discussione le ragioni per cui siamo nati, mi colpisce nel profondo: non accetto che noi si resti paralizzati sotto i colpi della destra o delle altre opposizioni che stanno tentando di dilaniarci. Cosa vogliamo o dobbiamo fare lo decidiamo noi”.

E ancora: “L’autocritica l’abbiamo sempre fatta, a volte persino troppo, ma poi siamo ripartiti provando anche a imparare dagli errori. Quello che desta sconcerto è l’idea che questa volta ci possa essere la nostra liquidazione rispondendo alle sirene di chi, pure all’opposizione come noi, passa il suo tempo a criticare il PD anziché chi sta governando. Io credo che il nostro compito sia rialzarci e rimetterci in cammino, e ridare alla nostra gente una prospettiva”.

Per Bonaccini “il nostro compito è quello di far tornare il PD ad essere un grande popolare, radicato nella societaà a vocazione maggioritaria e capace di battere la destra, ma batterla nelle urne alle prossime elezioni. Io dico anche a coloro che si sono allontanati: credo che il compito di una classe dirigente sia quello di aprire l’ombrello per proteggere la propria gente, non rifugiarsi in una zona coperta o di comodo. La scelta di una fase costituente è giusta, ma i tempi inizialmente prospettati erano forse troppo lunghi perché immaginare, dopo una sconfitta di queste dimensioni, di stare cinque mesi in un congresso rischiava seriamente di essere una strada senza ritorno. C’è tanto da fare e da rigenerare, non basterà il congresso. Io sento come responsabilità quella riportare il PD al governo, ma perché avremo vinto. Dovremo avere anche l’ambizione di essere un riferimento per la famiglia socialista e democratica europea”.

Infine, per Bonaccini il “PD deve tornare ad essere un partito popolare, non populista, ma capace di stare di più in mezzo alle persone. La sinistra vive nelle battaglie di persone in carne ed ossa, per questo dobbiamo stare nelle fabbriche, nelle imprese e nelle università, ma anche nei bar, nei mercati e dove la gente va a divertirsi. Un partito è fatto per cambiare la società, si può perdere ma l’importante è non perdersi mai”.

 

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