“Ufficializzata la composizione della coalizione a quattro con Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e quarto Polo, quello centrista. Tra le decisioni anche quella di costituire due delegazioni comuni, che si incontreranno già domani, martedì, per definire i dettagli del programma e dei collegi. Sulle regionali in lazio e Lombardia la coalizione conferma che si presenterà con candidati comuni e condivisi”.

E’ quanto si legge nella nota congiunta diffusa al termine del vertice di Arcore tra Berlusconi, Salvini e Meloni (dentro anche le forze centriste leggi qui)

Ma sul fronte del programma Silvio berlusconi si spinge già in avanti. “La riforma della Costituzione deve essere al centro della prossima legislatura costituente” dice intervistato dal Foglio. Alla domanda se la prossima legislatura potrà far nascere un sistema  presidenziale sul modello francese, Berlusconi risponde: “Ci  siamo battuti con forza, e con successo, contro una riforma costituzionale sbagliata, ma non lo abbiamo fatto, a differenza  di certa sinistra o dei grillini, per tenerci la Costituzione che abbiamo. Il processo riformatore deve ripartire e io ho espresso tante volte la mia preferenza per un modello presidenzialista”.

Berlusconi spiega quindi la sua proposta per combattere la  disoccupazione giovanile: “Sarà una delle nostre priorità
assolute. Non possiamo permettere che un’intera generazione  venga sacrificata alle politiche sbagliate dei governi che  l’hanno preceduta. Si calcola che siano 3 milioni i giovani che  non studiano e non hanno un lavoro. Una cifra intollerabile,  alla quale si aggiunge il grave danno di chi deve lasciare  l’Italia, spesso sono i giovani piu’ brillanti, per trovare un  lavoro adeguato. Uno dei nostri primi provvedimenti sarà quello  di sgravare di ogni tassa sul lavoro e di ogni contributo per i  primi sei anni le imprese che assumeranno a tempo indeterminato  giovani disoccupati”.

“Andremo al governo dell’Italia – assicura Berlusconi – e  il nostro ministro dell’Economia sarà un tecnico. L’Italia
cresce, è vero, ma meno dell’Europa”.

“L’Italia non vive isolata dal mondo – spiega l’ex premier -, i risultati economici di un governo vanno giudicati in base allo scenario internazionale in  cui si collocano. Noi abbiamo governato nel bel mezzo della peggiore crisi economica mondiale del dopoguerra, ora siamo nel pieno di una fase di crescita molto sostenuta in alcune regioni del pianeta, e rilevante anche in Europa. L’Italia oggi cresce, certo, come tutto il mondo, ma cresce la metà del resto dell’Unione Europea”.

“E’ un risultato del quale andare fieri? Il nostro ministro dell’economia dovrà essere ovviamente un tecnico
autorevole, ma anche una persona che conosca l’economia reale, abbia ben chiaro che esiste una sofferenza diffusa nel sistema economico, e che tenere i conti in ordine è un obbiettivo che si realizza meglio se il Paese ricomincia a crescere davvero”.