Il gigantesco dome di protezione costruito per contenere le radiazioni di Chernobyl rischia di collassare dopo essere stato colpito da un drone russo.
L’allarme arriva dalla direzione della centrale nucleare dismessa, che avverte di un pericolo concreto per la stabilità dell’intera struttura in caso di nuovi attacchi.
Il rifugio, progettato per isolare il reattore numero quattro esploso nel 1986, è oggi considerato vulnerabile a colpi diretti o anche a esplosioni nelle immediate vicinanze.

A lanciare l’avvertimento è Sergiy Tarakanov, direttore della centrale di Chernobyl, che ha spiegato come un ulteriore attacco potrebbe compromettere anche la struttura protettiva interna.
Il dome è stato colpito da un drone il 14 febbraio scorso, riportando danni definiti seri.

Le parole del direttore: “Nessuno può garantire che resti in piedi”

Secondo Tarakanov, il rischio principale è legato alla possibilità di nuovi impatti.
“Se un missile o un drone lo colpisce direttamente, o anche se cade da qualche parte nelle vicinanze, per esempio un Iskander, Dio non voglia, questo provocherà un mini-terremoto nell’area”. Il direttore è stato esplicito sulle conseguenze.
“Nessuno può garantire che la struttura del rifugio rimarrà in piedi dopo un evento del genere. Questa è la minaccia principale”.

Il dome e la sua funzione di contenimento

La struttura colpita è il cosiddetto New Safe Confinement, il grande arco metallico realizzato per coprire il sarcofago in cemento che avvolge il reattore quattro.
Quel reattore esplose nel 1986, dando origine al peggior incidente nucleare civile della storia. Il dome ha una duplice funzione.
Da un lato isola le radiazioni residue, impedendo la dispersione di polveri radioattive.
Dall’altro crea un ambiente a pressione negativa e con una membrana sigillata che consente di smantellare in sicurezza il reattore sottostante.

Il colpo del 14 febbraio e i danni alla struttura

Il 14 febbraio di quest’anno un drone russo ha colpito direttamente il dome.
L’attacco ha aperto un foro nella schermatura protettiva, alimentando i timori di una possibile fuga di radiazioni.
Secondo Tarakanov, il danno principale è stato temporaneamente messo in sicurezza.
Il foro provocato dall’impatto è stato coperto con uno strato protettivo.
Tuttavia, il direttore ha chiarito che il problema strutturale è ben più ampio.

Trecento fori e una ricostruzione lunga anni

Oltre al danno recente, la struttura presenta già circa 300 piccoli fori.
Si tratta di aperture realizzate dai vigili del fuoco durante gli interventi per spegnere l’incendio seguito all’esplosione del 1986.
Tarakanov ha spiegato che una ricostruzione completa del dome richiederebbe tempi molto lunghi.
Secondo le stime, sarebbero necessari dai tre ai quattro anni per un ripristino totale.
Nel frattempo, il monitoraggio delle radiazioni prosegue senza sosta.

Livelli di radiazione “stabili e nella norma”

Nonostante i danni, il direttore della centrale ha assicurato che la situazione radiologica resta sotto controllo.
I livelli di radiazione nel sito sono “stabili e entro i limiti normali”.
Le rassicurazioni arrivano dopo i timori emersi all’inizio del mese, quando si era ipotizzata una possibile fuoriuscita di materiale radioattivo attraverso il foro nel dome.

Chernobyl

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Sulla vicenda è intervenuta anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
L’IAEA ha dichiarato che la copertura protettiva ha “perso le sue funzioni primarie di sicurezza”.
Il foro causato dall’impatto di febbraio ha portato l’Agenzia a emettere un avvertimento ufficiale.
Il direttore generale dell’IAEA, Rafael Grossi, ha spiegato che alcuni interventi di riparazione sono già stati effettuati. “Ma un ripristino completo resta essenziale per prevenire un ulteriore deterioramento e garantire la sicurezza nucleare a lungo termine”.

La posizione delle Nazioni Unite

Anche le Nazioni Unite sono intervenute sulla questione.
A febbraio l’ONU ha dichiarato che non vi erano segnalazioni di perdite di radiazioni e che i livelli restavano stabili e nella norma.
Una valutazione che, pur rassicurante, non elimina le preoccupazioni legate alla vulnerabilità strutturale del sito.

Chernobyl

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Una struttura non progettata per la guerra

Il dome di Chernobyl non è stato progettato per resistere ad attacchi militari.
Lo ha confermato Artem Siryi, funzionario del governo ucraino responsabile della gestione del rifugio. “Questo progetto non è mai stato pensato per affrontare un attacco militare diretto. Abbiamo dovuto inventare soluzioni sul momento”. Siryi ha sottolineato anche un aspetto cruciale.
“Siamo stati molto fortunati che il colpo non abbia centrato la struttura in cemento che trattiene le radiazioni”.

Il rischio evitato per pochi metri

Secondo il funzionario, l’esito avrebbe potuto essere molto diverso.
“Se fosse caduto in un punto diverso, avrebbe potuto compromettere il sarcofago in cemento che avvolge il reattore. A quel punto ci saremmo trovati di fronte a una situazione completamente diversa”.

Lo sapevi che…

  • Il New Safe Confinement è una delle più grandi strutture mobili mai costruite
  • Copre un’area grande quanto più campi da calcio
  • È progettato per durare circa 100 anni
  • Funziona con un sistema di pressione negativa
  • Serve anche a consentire lo smantellamento graduale del reattore

FAQ – Domande frequenti

  • Il dome di Chernobyl è danneggiato?
Sì, un drone ha aperto un foro nella struttura il 14 febbraio.
  • Ci sono perdite di radiazioni?
Secondo le autorità no, i livelli sono stabili.
  • La struttura può crollare?
Il rischio esiste in caso di nuovi attacchi diretti o vicini.
  • Quanto tempo serve per ripararlo completamente?
Fino a tre o quattro anni.
  • Era progettato per resistere a bombardamenti?
No, non era pensato per scenari di guerra.