«Li abbiamo visti tutti, i cinesi, mangiare i topi vivi o altre robe del genere». Queste parole, pronunciate dal governatore del Veneto Luca Zaia, durante un’intervista rilasciata ad Antenna 3 sul coronavirus, facendo riferimento al coronavirus e ai cinesi, hanno scatenato il putiferio.
A reagire è stata, in primis, l’ambasciata cinese in Italia che ha affermato: «In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l’epidemia, un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che ci lasciano basiti. Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d’accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente. Siamo convinti che quelle parole non rappresentino assolutamente il sentire comune del popolo italiano».
Poi, le reazioni politiche come quella di Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, che su Twitter ha scritto: «E ci tocca anche occuparci del famoso virologo de’ noantri, il gatto sovranista che insegue i topi cinesi. Ma stare un po’ zitti, lasciando in pace chi mastica di scienza no? Non ho mai visto un cinese mangiare topi vivi, ho visto però leghisti sparare stupidaggini deliranti».
LE SCUSE DI ZAIA
«Chiedo scusa se qualcuno si è sentito offeso – ha detto Luca Zaia – Sono stati visti, sono usanze loro che io non discuto. Ma con questo non voglio mettere in discussione le buone relazioni che io stesso ho con la comunità cinese», ricordando di aver inaugurato lui stesso il primo ristorante cinese nel Trevigiano «perché usava prodotti locali e cucinava a vista».
Poi, contattato dall’Ansa, il governatore del Veneto ha affermato: «Mi spiace che qualcuno abbia montato una polemica su questo, non ho mai detto che i cinesi non si lavano. E mi scuso se ho ho urtato la sensibilità di qualcuno, anche per i rapporti personali, noti e testimoniati, che ho con la comunità cinese. Mi spiace d’essere stato da alcuni frainteso, e da altri volutamente strumentalizzato. La mia era una riflessione che non voleva offendere nessuno; si riferiva alla montagna di materiale e video, molti dei quali fake, che pesano sulla ‘reputazione’ di questo virus».
«È indubbio – ha aggiunto – che le condizioni che abbiamo qui sono diverse da quella in Cina. Ma il qualunquismo e la generalizzazione non sono nel mio stile. È pur vero, tuttavia, che in un paese dalle mille sfaccettature, che presenta contesti metropolitani di assoluta innovazione, come Shanghai, Pechino, Shenzhen, ve sono altri che sono agli antipodi. Ho deciso di intervenire personalmente su questo per un fatto di correttezza e lealtà ma devo dire anche che siamo molto impegnati nella partita del contenimento del virus, e non ho tempo da perdere su queste cose».
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