Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, ha affermato che «se c’è una cosa per cui sono infuriato con me stesso è di essere stato troppo ottimista quando, intorno al 20 di febbraio, il fatto che avessimo chiuso i viaggi con la Cina e controllato i voli prima degli altri ci aveva messo nella convinzione che il peggio fosse passato per l’Italia. Questo è stato un errore, ma non una sottovalutazione perché non si poteva avere il modo di scoprire l’esistenza di un’infezione che ci ha colpito alle spalle venendo in Italia da un altro Paese europeo».

Così l’infettivologo a SkyTg24, che ha aggiunto: «Quello che abbiamo visto fino ad adesso, guardando le sequenze genetiche di coronavirus isolati e anche quelle di altri centri, parla della fonte di Monaco di Baviera. Quando tutti, me compreso cominciavamo a pensare di esserne fuori e dicevamo che in fondo il virus non ha circolato in Italia, il virus stava circolando alla grande da 3 o 4 settimane nella famosa iniziale zona rossa. Questo ha permesso al virus di andare abbastanza dappertutto, anche di tornare all’estero dopo essere venuto in Italia, e ci ha messi nella condizione di avere una base di contagi tali da dover fronteggiare oggi questa terribile situazione».

Galli ha anche detto «c’è molta più gente in Lombardia che ha l’infezione rispetto a quelli che fino ad adesso sono stati registrati e diagnosticati direttamente con il tampone», e «parte di queste persone o dei loro congiunti è in giro a lavorare senza saperlo neppure». «Stare a casa è fondamentale – ha aggiunto Galli – Ma se si sta a casa in una situazione in cui le licenze di uscita con cui si possono raggiungere situazioni in cui c’è parecchia gente, come gli ambiti lavorativi, sono molto numerose e non giustificate, andremo avanti a cerchi concentrici a continuare ad avere più infezioni».

L’esperto ha poi chiarito che «non stanno fallendo i meccanismi di distanziamento sociale che arrivano dal decreto del Governo, non è così. Tutto quello che stiamo vedendo lo stiamo vedendo a partire da contagi che sono avvenuti prima dei meccanismi di distanziamento sociale. Non possiamo pensare che i casi stiano aumentando pur stando in casa, ma serve stare in casa a maggior ragione perché ci sono molti casi. E se fossimo tutti in giro o troppo in giro, come forse ancora siamo, il virus ha buon gioco per diffondersi ulteriormente. Stare in casa è fondamentale».

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