Anche il Consiglio Superiore della Magistratura è intervenuto sull’emergenza coronavirus in Italia e sulle relative misure da adottare per contenere l’epidemia.

Nelle linee guida, infatti, il CSM ha fatto intendere che se «le ridotte risorse disponibili rendessero impossibile la prosecuzione ordinaria dell’attività degli uffici giudiziari, i dirigenti dovranno organizzare lo svolgimento del lavoro, garantendo i servizi essenziali», ovvero la convalida dell’arresto e del fermo, i procedimenti con detenuti, i processi che presentano carattere d’urgenza e quelli a carico di imputati minorenni.

Il CSM ha poi aggiunto che «in ogni caso» i dirigenti degli uffici «dovranno raccomandare ai magistrati la trattazione di un numero di procedimenti compatibile con le prescrizioni» dell’ultimo decreto del governo, che raccomanda la distanzai almeno un metro nei contatti sociali tra le persone. E ciò dovrà essere fatto con «l’eventuale rinvio dei procedimenti non urgenti» così da garantire «l’effettivo rispetto delle misure igienico-sanitarie» richieste dal decreto.

Il CSM, inoltre, sempre nella delibera, rivolgendosi al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ha richiesto che siano rinviati i processi civili e penali, come già si è fatto per gli uffici giudiziari della zona rossa, anche per gli altri tribunale «ove si manifesti un rischio di contagio accertato dall’autorità sanitaria». In alternativa, il CSM ha chiesto di applicare la normativa prevista per il periodo feriale.

Alessandra Del Moro, consigliera del Csm e presidente della Settima Commissione e relatrice della delibera approvata dal plenum, ha affermato che si è voluto ribadire «che nessuna delle misure adottate contempla l’interruzione generalizzata dell’attività degli Uffici giudiziari, nemmeno in quelli situati nelle zone rosse; dall’altro che di fronte ad una emergenza sanitaria in continua evoluzione, si offrono agli Uffici linee guida comuni, per far fronte all’eventuale incremento del rischio di contagio».

E ancora: «In questa delibera si evidenziano le misure ordinamentali adottabili dai dirigenti degli Uffici per proseguire l’attività giudiziaria con le risorse disponibili, tutelando la salute di tutti. La delibera, adottata anche all’esito del lavoro con il tavolo paritetico ministeriale, nasce dalla volontà di fornire linee guida comuni e uniformi per tutti gli Uffici giudiziari, in ottemperanza dei decreti varati dal Governo fino a ieri; differenziando le modalità di comportamento a seconda della tipologia delle zone interessate, garantendo i servizi essenziali».

Da segnalare, infine, la dichiarazione di Luigi Pansini, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense: «È necessario che in tutti i palazzi di giustizia siano assicurate le migliori condizioni di lavoro per coloro che vi operano: avvocati, magistrati, personale amministrativo, forze dell’ordine e utenti. Occorre quindi che i capi degli uffici giudiziari e il Ministero della Giustizia, di concerto e sentite le autorità sanitarie competenti, assumano decisioni omogenee per tutto il territorio nazionale, evitando interpretazioni e soluzioni discrezionali per contenere la diffusione del virus Covid-19».

«Organizzare il lavoro in massima sicurezza è possibile, doveroso e prioritario – ha aggiunto Pansini-  rispetto ad un’astensione che in questo momento non fa bene al Paese e agli avvocati; occorre responsabilità da parte di tutti ma Governo e Ministeri competenti intervengano, quindi, senza timori ed ulteriori tentennamenti».

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