La Procura di Roma ha chiesto una condanna a un anno e quattro mesi, nell’ambito di un processo svolto con il rito abbreviato, per l’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, nell’indagine su una fornitura di mascherine dalla Cina commissionata nella prima fase della pandemia.

L’accusa è di abuso d’ufficio. Inoltre, i PM hanno chiesto una decina di rinvii a giudizio per gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.

Secondo quanto emerso dal campo di imputazione, gli imputati, in “concorso”,  avrebbero sfruttato relazioni personali e occulte con Arcuri, ottenendo che quest’ultimo assicurasse ai partner dell’imprenditore Mario Benotti – poi deceduto –  un’esclusiva in via di fatto nell’intermediazione delle forniture di maschere chirurgiche e dispositivi di protezione individuali.

La sentenza è attesa nelle prossime settimane.

Cos’è il rito abbreviato?

Il rito abbreviato è una procedura speciale prevista nel sistema giudiziario italiano, in particolare nel processo penale, che consente di abbreviare le fasi di giudizio con lo scopo di velocizzare il processo. Questo tipo di rito può essere richiesto dall’imputato, generalmente tramite il suo avvocato, e può essere ammesso dal giudice a determinate condizioni.

Uno degli aspetti chiave del rito abbreviato è che l’imputato, accettandolo, rinuncia a una serie di garanzie processuali, inclusa l’audizione diretta di tutte le testimonianze e la completa acquisizione delle prove come avverrebbe in un normale processo. Invece, il giudizio si basa prevalentemente sulle prove già raccolte durante la fase delle indagini preliminari.

Se il giudice accoglie la richiesta di rito abbreviato, il processo viene significativamente snellito e, in caso di condanna, l’imputato può beneficiare di una riduzione della pena fino a un terzo rispetto a quella che sarebbe stata irrogata con un procedimento ordinario.