Ieri, proprio nella giornata in cui tutta l’Italia ha dato l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin, vittima dell’ex fidanzato Filippo Turetta, un episodio molto spiacevole si è svolto durante una partita di basket Under 17 in provincia di Padova.
Il padre di una 17enne arbitro ha denunciato un’aggressione verbale subita dalla figlia durante il match. La giovane stava arbitrando la partita quando è stata presa di mira dal genitore di uno dei giocatori, accusata ingiustamente di favorire la squadra avversaria.
Ciò che sarebbe dovuto essere uno spirito agonistico in una competizione giovanile è rapidamente degenerato in una manifestazione di crudeltà verbale. Quel genitore, infatti, ha augurato all’arbitro il destino tragico di Giulia Cecchettin: “Devi fare la fine di quella di Vigonovo!“.
Il padre della giovane arbitro ha reagito prontamente, sostenuto da altri familiari presenti alla partita. La situazione è sfociata in un confronto acceso.
La Federazione sportiva ha espresso solidarietà e supporto alla giovane arbitro, promettendo seri provvedimenti contro il genitore autore dell’aggressione verbale.
Il post su Instagram
L’episodio è stato raccontato sulla pagina Instagram “la giornata tipo” così:
«“Devi fare la fine di quella di Vigonovo!”
Quella di Vigonovo è la povera Giulia Cecchettin, vittima di un recente fatto di cronaca che avrebbe dovuto smuovere le coscienze di tutti ma evidentemente non è stato così. E la cosa non sorprende.
Ne parliamo perché questa frase, assieme ad altre offese che l’hanno preceduta, sono state pronunciate da un genitore nei confronti di un’arbitra di 17 anni durante una partita giovanile under 17, giocata in provincia di Padova, proprio a pochi km da Vigonovo.
Ad intervenire per cercare di arginare la violenza dell’uomo, è stato il padre dell’arbitra. La Federazione ha offerto tutela e vicinanza all’arbitra e a breve prenderà provvedimenti in merito. Ma non è questo il punto.
Di fronte ad un fatto del genere non dobbiamo indignarci perchè sia avvenuto ad una partita di basket, sport che ci sta tanto a cuore.
Dobbiamo indignarci perchè questo orribile episodio sia avvenuto.
E perché, quotidianamente, in ogni ambito sociale, accadano episodi di violenza come questi.
Dobbiamo indignarci perché prima di questa frase l’uomo aveva già iniziato da diversi minuti ad offendere l’arbitra. Come se fosse normale. Come se fosse una consuetudine radicata offendere gli arbitri.
Dobbiamo indignarci perché ciò che viene fatto per cercare non solo di migliorare la cultura sportiva, ma soprattutto di arginare l’enorme problema della violenza contro le donne, è insufficiente.
Dobbiamo indignarci perché questo episodio è lo specchio della società in cui viviamo. Una società che si auto-assolve al grido di “non siamo tutti così”, dimenticandosi del focus del problema: risolverlo.
Anche questo episodio, come tutti, creerà scalpore per alcune ore, salvo finire nel dimenticatoio in attesa del prossimo. Su un campo da basket, in un ufficio, sull’autobus, in discoteca, tra le mura domestiche.
Mandiamo un abbraccio a questa ragazza, sperando possa superare quello che le è accaduto, che non vada dispersa la sua voglia di arbitrare, e l’amore per il basket, e sperando di poterle garantirle in futuro di vivere le sue passioni in un ambiente migliore grazie all’impegno di tutti».
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