Sono drammatiche le notizie che continuano ad arrivare dalle zone sommerse di neve e colpite ieri dalla tre forti scosse di terremoto. Di particolare gravità appare la situazione dell’albergo situato nei pressi di Farindola (nella foto scattata dall’elicottero dei Vigili del Fuoco), in provincia di Pescara, travolto da una slavina. Si teme, infatti, per la vita di molte persone.

Ancora una volta gli appelli, in alcuni casi tramutati in vere e proprie accuse, vengono lanciati tramite i social network.

Di particolare rilevanza la situazione di molti animali rimasti isolati all’addiaccio o all’interno di stalle in precarie condizioni di stabilità. Secondo una nota diffusa dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, nei paesi di Valle Castellana, Pietra Camelae e Civitella del Tronto, tutti in provincia di Teramo, si sarebbero registrati crolli generalizzati che riguarderebbero 50- 60 stalle con numerosi animali morti sotto le macerie.

Nella giornata di ieri l’ENPA, prendendo spunto dall’annunciato rafforzamento della presenza dell’Esercito nell’area del sisma, era tornata a chiedere non solo il ripristino delle vie di comunicazione ma anche (appello, quest’ultimo rivolto al Genio militare) di costruire stalle per gli animali, superando così tutti i problemi burocratici che hanno avuto solo l’effetto di far morire di freddo centinaia  di animali.

Nella mattinata di ieri, ricoda sempre la Protezione Animali, per quasi un’ora si sono persi i contatti con quindici allevatori di Arquata (AP), andati come tutti i giorni in zone rosse per alimentare i loro animali. Dunque, per evitare ulteriori problemi e per non aggravare l’emergenza ancora di più, ma soprattutto per non mettere ulteriormente a rischio l’incolumità di persone e animali, si dia all’Esercito il compito di costruire tempestivamente le stalle.

Oltre al terremoto ed all’emergenza neve si prospetta ora un terzo problema che potrebbe derivare proprio dallo scioglimento dello spesso strato bianco che si è accumulato fino a quote molto basse. A preoccupare è la situazione del fiume Pescara. Tra i vari danni vanno messi in conto anche quelli che potrebbero derivare dall’inondazione di allevamenti o strutture comunque adibite al ricovero degli animali. Una ipotesi che ha messo in allarme lo stesso canile rifugio di Chieti, situato nei pressi del fiume, e già al centro di interventi di salvataggio causa neve, operati in condizioni improponibili dai volontari e dall’associazine protezione civile Valpescara.

Dopo le abbondanti nevicate dei giorni scorsi, nei luoghi sta ora piovendo.

Molti cani sono già stati trasferiti ma la situazione, sebbene per ora tornata sotto controllo, non è comunque tranquilla.

Rimane da capire come la precaira condizione di molte stalle, danneggiate già dalle scosse antecedenti a quelle di ieri, non sia stata opportumente valutata.

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