Un attacco con drone lanciato dallo Yemen ha ferito 24 persone a Eilat. Cresce la preoccupazione per la sicurezza nel sud di Israele.

Nel cuore del deserto del Negev, nella città portuale di Eilat, un drone lanciato dallo Yemen, rivendicato dal movimento ribelle filo-iraniano degli Houthi, ha colpito un’area commerciale della città, provocando 24 feriti, di cui due in gravi condizioni. È il più grave attacco subito da Eilat da parte di questo gruppo da mesi, ed è la terza incursione in meno di due settimane.

L’attacco ha colto tutti di sorpresa. Il sistema di difesa aerea Iron Dome, progettato per intercettare missili e droni nemici, non è riuscito a fermare il velivolo. Due missili sono stati lanciati per contrastarlo, ma entrambi hanno fallito.

Un attacco che scuote la sicurezza del sud di Israele

La città di Eilat, nota per essere una meta turistica tranquilla e distante dalle principali linee di conflitto, è stata invece teatro di un episodio che sottolinea l’estensione della minaccia portata dagli Houthi. Le immagini condivise nelle ore successive mostrano vetrine infrante, ambulanze in azione e cittadini sotto shock.

Secondo quanto riferito dall’emittente i24 News, numerose persone sono state trattate per lo shock emotivo provocato dall’attacco. Il servizio medico d’emergenza Magen David Adom è intervenuto rapidamente, prestando i primi soccorsi e trasportando i feriti agli ospedali Yoseftal di Eilat e Soroka di Beersheba, quest’ultimo raggiunto tramite elicotteri militari.

Chi sono gli Houthi e perché colpiscono Israele

Il movimento Ansar Allah, meglio conosciuto come Houthi, è attivo in Yemen e sostenuto dall’Iran. Da tempo conduce una campagna militare contro Israele, in segno di solidarietà con i palestinesi nella Striscia di Gaza. Come riportato da diverse fonti internazionali, gli Houthi hanno già lanciato numerosi droni e missili contro obiettivi israeliani e navi commerciali nel Mar Rosso.

Fino ad oggi, la maggior parte di questi attacchi era stata intercettata oppure i velivoli erano caduti in zone disabitate, senza provocare danni. L’attacco su Eilat, invece, segna un punto di svolta, evidenziando una vulnerabilità nel sistema difensivo israeliano.

Il sindaco di Eilat: “La minaccia va rimossa”

Parole dure sono arrivate dal sindaco della città, Eli Lankri, che ha definito l’attacco “il terzo in meno di due settimane” e ha sottolineato l’urgenza di una risposta concreta. “Sebbene gli Houthi cerchino di sconvolgere le nostre vite, non ci riusciranno”, ha dichiarato. Ha poi chiesto un’indagine seria e approfondita sulla mancata intercettazione.

Non si è trattato di un evento isolato. Il primo cittadino ha ricordato che il porto di Eilat è chiuso da due anni a causa della minaccia rappresentata dai ribelli yemeniti. “La risposta agli Houthi è continuare a vivere la routine, indagare su quanto accaduto e garantire piena protezione difensiva in mare, in aria e a terra”, ha affermato.

Una minaccia che si estende oltre i confini

Nella stessa giornata, almeno 19 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza da fuoco israeliano, secondo fonti ospedaliere locali. La tensione nella regione resta altissima, e l’attacco yemenita sembra voler rafforzare un messaggio politico e militare di solidarietà verso la causa palestinese, come sostenuto dagli stessi Houthi.

Israele, da parte sua, ha già reagito in passato con raid aerei sullo Yemen, colpendo postazioni houthi in risposta ad attacchi precedenti. Non è escluso che una nuova ondata di operazioni militari possa seguire l’episodio di Eilat.

Iron Dome sotto osservazione: perché ha fallito?

Il fallimento del sistema Iron Dome rappresenta un punto critico. Progettato per intercettare minacce aeree a corto raggio, il sistema è generalmente efficace. Tuttavia, in questa occasione, due intercettori non sono riusciti ad abbattere il drone.

L’Aeronautica israeliana ha già avviato un’indagine interna per determinare le cause. Possibili spiegazioni includono una manovra evasiva del drone, l’altitudine, o persino un guasto tecnico. Resta il fatto che la popolazione civile è stata esposta a un rischio reale, con conseguenze gravi.