Droni sorvolano Monaco: aeroporto chiuso e 3.000 passeggeri bloccati — cosa è successo e come reagiscono gli eserciti europei?

L’allarme è scattato ieri sera: droni non identificati hanno costretto alla chiusura temporanea dell’aeroporto di Monaco, provocando disagi per circa 3.000 passeggeri.

Nei fatti, gli avvistamenti sono iniziati già intorno alle 19:30 sopra un centro di innovazione della Bundeswehr — il luogo dove si sviluppano droni di nuova generazione — per poi ripetersi a distanza di poche decine di chilometri, fino allo scalo civile e alla base aerea militare. Quello che emerge dal racconto dei testimoni e dalle ricostruzioni è un quadro di sorvoli ripetuti, con dispositivi di dimensioni variabili e la sensazione di un’incursione coordinata.

Cosa è successo a Monaco nella serata dell’allarme

I droni sono stati visti per la prima volta intorno alle 19:30 sorvolare un centro di ricerca della Bundeswehr, alla periferia di Monaco, dove vengono testati droni di nuova generazione. Un’ora dopo, alle 20:30, gli stessi o altri apparecchi sono stati localizzati sull’aeroporto del capoluogo bavarese, a circa otto chilometri in linea d’aria dal primo avvistamento. L’ultimo avvistamento riportato risale alle 23:30. Secondo i resoconti, l’incursione potrebbe aver coinvolto fino a sei droni, anche se sono stati confermati ufficialmente cinque avvistamenti. Testimonianze oculari indicano un’apertura alare stimata tra i 60 centimetri e un metro per i dispositivi osservati.

Nel corso della serata non sono mancati dubbi e confusione: alcune segnalazioni potrebbero riferirsi ripetutamente allo stesso velivolo, altri avvistamenti potrebbero essersi sovrapposti. Per precauzione le piste dell’aeroporto sono state chiuse, con disagi per migliaia di passeggeri e con forti ricadute operative su uno degli scali più trafficati della Germania.

Droni anche sulla base militare di Erding: un dato che complica il quadro

Non si è trattato solo di un sorvolo civile: i droni hanno interessato anche la base aerea militare di Erding, a 45 chilometri a Nord della città. Proprio la presenza iniziale sopra l’area della Bundeswehr — dove si testano tecnologie per la prossima generazione di droni — rende il caso particolarmente sensibile. Una sovrapposizione di sorvoli sopra siti civili e militari solleva questioni su origine, obiettivi e capacità operative dei dispositivi coinvolti.

Reazione dello Stato e ruolo dell’esercito tedesco

Alle prime ore successive all’allarme il Ministro dell’Interno Alexander Dobrindt ha annunciato che l’esercito tedesco fornirà assistenza amministrativa alla polizia per contrastare la minaccia rappresentata dai droni. Il ministro ha anticipato l’intenzione di presentare a breve una nuova bozza di legge sulla sicurezza aerea, sottolineando che la minaccia cresce non solo per il numero crescente di dispositivi, ma anche per la qualità tecnica degli stessi. Dobrindt ha citato avvistamenti di droni con apertura alare fino a otto metri nello Schleswig-Holstein, senza però fornire dettagli sul tipo o sul numero preciso di droni osservati la sera a Monaco.

La risposta europea: la corsa ai sistemi anti-droni

L’allarme in Germania si inserisce in un contesto più ampio: diversi Paesi europei hanno recentemente segnalato incursioni nel proprio spazio aereo, spesso puntando il dito verso la stessa direzione. Anche la Svizzera, pur non appartenendo all’UE né alla Nato, ha annunciato l’intenzione di dotarsi di un sistema di difesa contro i “minidroni”. In un comunicato l’esercito svizzero ha definito “indispensabile adottare misure efficaci contro i minidroni avversari” e ha espresso l’auspicio di introdurre il sistema “nel prossimo futuro”. Una portavoce ha spiegato che “L’esercito non dispone attualmente di alcun mezzo di protezione e difesa contro i microdroni, i minidroni e i piccoli droni”, descrivendo una lacuna che molti Stati stanno cercando di colmare rapidamente.

Dopo prove condotte in estate, l’esercito svizzero ha lanciato una gara d’appalto assegnando all’Ufficio federale dell’armamento il compito di acquisire prioritariamente questa capacità. Secondo il comunicato, i risultati positivi della prova e la proliferazione dei droni hanno reso urgente l’acquisizione, per “rafforzare così la protezione delle truppe, delle infrastrutture e delle attrezzature dell’esercito”.

Tensioni e sospetti: la pista russa

Negli ultimi giorni i Paesi dell’Unione Europea hanno espresso sospetti su responsabilità esterne per i sorvoli di siti sensibili, e la Russia è stata indicata come possibile artefice di alcuni di questi episodi. Anche la Svizzera ha segnalato ripetuti avvistamenti di “minidroni” sopra terreni militari e in prossimità di esercitazioni, descrivendo un aumento di incidenti rispetto all’anno precedente. Per ragioni operative, tuttavia, le autorità elvetiche non rendono pubblici il numero esatto degli eventi né i dettagli delle procedure di localizzazione dei piloti.

Cosa rischiano i passeggeri e le infrastrutture

Le chiusure temporanee di piste e scali comportano disagi immediati per i viaggiatori, ma anche costi logistici e problemi di sicurezza più ampi. Un drone non identificato sopra un aeroporto rappresenta un rischio concreto per i voli in arrivo e in partenza, e può costringere a procedure di emergenza: deviazioni, ritardi, cancellazioni e appesantimento dei piani di volo a livello nazionale. La domanda che rimane aperta è chi abbia interesse a sorvolare zone così sensibili e con che scopo operativo.