Dopo l’ufficialità delle dimissioni di Mario Draghi dalla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri, ora l’interrogativo riguarda la data delle elezioni.

Quando si vota?

Una risposta potrebbe arrivare già oggi, giovedì 21 luglio, dopo che i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, lasceranno il Quirinale successivamente al colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Nel tardo pomeriggio, infatti, sarà aperta la sala stampa del Quirinale ed è probabile che il presidente della Repubblica annuncerà lo scioglimento delle Camere.

Elezioni a settembre?

Stando alle indiscrezioni dell’ultim’ora, si starebbe ragionando sul mese di settembre e le ipotesi riguardano o domenica 18 (per alcune fonti sarebbe persino una data certa) o quella successiva, il 25. Se così fosse, sarebbe un netto anticipo rispetto al 2 ottobre di cui si è parlato in questi giorni. La conferma della voce su settembre è arrivata anche da Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, che, parlando all’assemblea congiunta dei gruppi dem alla Camera, ha detto: “Serve un forte impegno unitario e intelligente, avremo pochi giorni, le elezioni saranno molto rapide, forse addirittura nel mese di settembre, qualunque minuto e qualunque ora deve essere usato facendo le scelte giuste”.

Preoccupazione per il vitalizio

Se si votasse a fine settembre e non a ottobre, però, non sarebbe una questione di poco conto per i deputati perché, stando alla normativa sul vitalizio modificata nel 2012, per avere diritto alla pensione al compimento dei 65 anni, senatori e deputati devono avere maturato contributi da attività parlamentare per almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno. Quindi, la data in questione sarebbe il 24 settembre. Ergo, se le elezioni dovessero svolgersi prima di questa data, molti parlamentari non avrebbero diritto al vitalizio.

Tuttavia, come spiegato da Il Fatto Quotidiano, i parlamentari, rispetto agli altri cittadini, che perdono i contributi anche al cambio dell’attività, esiste una via d’uscita: “Con la fine delle legislatura prima dei 4 anni, 6 mesi e un giorno a deputati e senatori basta versare circa 3 mila euro al mese per riscattare quelli mancanti per raggiungere il limite previsto”.

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