Ursula von der Leyen sfida le tariffe universali di Trump: l’Europa si prepara a reagire, tra contromisure e negoziati, in un mondo sull’orlo di una crisi commerciale.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’imposizione di dazi universali su tutte le importazioni, colpendo indiscriminatamente partner commerciali storici come l’Unione Europea. Una mossa che, secondo la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, rappresenta “un duro colpo per l’economia mondiale”. Da Samarcanda, dove si trovava per un vertice internazionale, von der Leyen ha lanciato un appello accorato ma fermo: l’Europa è pronta a negoziare, ma anche a difendersi con un “fronte comune”.

Un annuncio che cambia le regole del gioco

La dichiarazione di Trump non è passata inosservata. Con tariffe che arrivano al 25% su prodotti come la birra in lattina e le lattine vuote in alluminio, e dazi “reciproci” calcolati con un metodo che molti economisti definiscono “non molto sensato”, gli Stati Uniti hanno scelto una linea protezionista senza precedenti. Il calcolo? Dividere il deficit commerciale con un Paese per il valore delle sue importazioni negli Usa, per poi dimezzare il risultato. Prendiamo la Cina: un deficit di 291,9 miliardi di dollari su importazioni di 433,8 miliardi porta a un dazio del 34%. Per il Vietnam, si arriva addirittura al 46%, un caso che ha fatto crollare il titolo Nike del 12% in Borsa, dato che il colosso americano produce lì metà delle sue calzature.

Ma non tutti sono stati colpiti allo stesso modo. Russia, Bielorussia, Corea del Nord e Cuba sono esclusi dai dazi reciproci, grazie alle sanzioni già in atto, mentre il Messico gode di un trattamento privilegiato. Curiosamente, Trump ha imposto un dazio del 10% anche sulle isole Heard e McDonald, un territorio australiano abitato solo da pinguini.

La risposta di Ursula von der Leyen: unità e resilienza

“Chi sfida uno di noi, ci sfida tutti. Faremo fronte comune e ci difenderemo l’un l’altro. La nostra unità è la nostra forza”, ha dichiarato Ursula von der Leyen nella notte di Samarcanda. Le sue parole non sono solo un monito, ma un manifesto di intenti. L’Europa, con il suo mercato unico di 450 milioni di consumatori, si prepara a una doppia strategia: negoziati con gli Usa per ridurre gli ostacoli al commercio transatlantico e, in parallelo, un pacchetto di contromisure per proteggere i propri interessi.

“L’annuncio di tariffe universali è un duro colpo per l’economia mondiale. Sono profondamente rammaricata per questa scelta”, ha aggiunto von der Leyen. “Le tariffe danneggeranno i consumatori di tutto il mondo. La spesa diventerà più cara, i medicinali costeranno di più, l’inflazione aumenterà”. Un quadro preoccupante, che colpisce soprattutto i più vulnerabili e le imprese, grandi e piccole, alle prese con catene di approvvigionamento destabilizzate e costi burocratici crescenti.

Le contromisure dell’Europa: un piano in azione

L’Ue non è rimasta con le mani in mano. “Stiamo già completando un primo pacchetto di contromisure in risposta alle tariffe sull’acciaio”, ha spiegato von der Leyen, riferendosi a misure già avviate contro i dazi Usa su acciaio e alluminio. La scorsa settimana, l’Europa ha limitato la quantità di acciaio importabile senza dazi, un passo per dare “più respiro” al settore siderurgico. Ma il piano va oltre: dialoghi strategici con industrie chiave come quella automobilistica e farmaceutica sono già in corso, con l’obiettivo di mitigare l’impatto delle tariffe e prevenire il dumping sul mercato europeo.

“Non possiamo assorbire l’eccesso di capacità mondiale né accetteremo alcun dumping”, ha sottolineato la presidente, evidenziando la determinazione dell’Ue a proteggere i propri lavoratori e le proprie imprese. Un messaggio chiaro: l’Europa è pronta a rispondere colpo su colpo, ma preferirebbe “passare dallo scontro alla negoziazione”. Il Commissario per il Commercio Maros Šefcovic è già al lavoro con i suoi omologhi americani per trovare una via d’uscita.

Le conseguenze globali: un domino economico

Le tariffe di Trump non colpiscono solo l’Europa. L’incertezza generata da questa politica sta già scuotendo i mercati: le borse mondiali sono crollate il giorno dopo l’annuncio, mentre l’amministrazione Usa cerca di rassicurare investitori e cittadini. “I mercati statunitensi andranno benissimo nel medio e lungo periodo”, ha dichiarato il segretario al Commercio Howard Lutnick alla Cnbc. Ma non tutti sono convinti. Il vicepresidente JD Vance, su Fox, ha ammesso che “gli americani potrebbero pagare gli effetti nel breve termine”, difendendo però i dazi come “necessari” per correggere gli squilibri commerciali.

Un esempio lampante è il caso del Vietnam. Con dazi al 46%, aziende come Nike, che impiegano oltre 450.000 persone nel Paese, si troveranno a fronteggiare costi più alti, scaricati inevitabilmente sui consumatori americani. “Alla fine, saranno i cittadini Usa a pagare il prezzo”, avvertono gli economisti, mentre Wall Street vacilla e la Casa Bianca insiste: “Questa è un’emergenza nazionale”, ha detto la portavoce Karoline Leavitt alla CNN.

Un appello agli europei

Rivolgendosi direttamente ai cittadini dell’Ue, von der Leyen ha riconosciuto la delusione verso “il nostro più vecchio alleato”. “So che molti di voi si sentono delusi. Sì, dobbiamo prepararci all’impatto. Ma l’Europa possiede tutti i mezzi necessari per superare questa tempesta”, ha assicurato.

L’Europa, ha concluso, “promuoverà e difenderà sempre i propri interessi e valori”. Una sfida che si giocherà su due fronti: la capacità di resistere alle pressioni economiche e la volontà di trovare un dialogo con gli Stati Uniti. In un mondo sull’orlo di una guerra commerciale, la posta in gioco non potrebbe essere più alta.

Immagine: Grok.