Fedez in una storia su Istagram attacca Pillon:

“Oggi il senatore Pillon ci stupisce con una nuova, esilarante dichiarazione dicendo che il ddl Zan non è una priorità e io dico: ma scusi, Pillon, lei ha basato la sua intera carriera politica trattando solo ed esclusivamente questi temi.

Lei è famoso per essere quello del Family Day e oggi si toglie dal dibattito così? Non è da lei, entriamo nel dibattito, ma non che mi dice che ci sono altre priorità, perché se vogliamo parlare di priorità parliamo di priorità: vogliamo parlare delle priorità di come sta gestendo la Lega il piano vaccinale Lombardia dove ci sono gli 80enni e i 90enni che non sono ancora vaccinati?

Vogliamo parlare di come la Lega non è riuscita a costruire una terapia intensiva spendendo decine di milioni di euro durante l’emergenza?

Oppure per lei era una priorità quando io e mia moglie abbiamo esortato nel nostro piccolo a indossare le mascherine mentre il vostro leader andava in giro a fare assembramenti, a togliersi la mascherina per fare i selfie e nel dire: Fedez è un personaggio blasfemo che uccide la nostra civiltà e non può fare appelli di questo tipo. Cioè, il mio Gesù Cristo tatuato sulla pancia è una priorità per lei in un momento così delicato per il Paese? Perché a questo punto non so che priorità abbia lei”.

Fedez contro Pillon: “La legge Zan” diventa una priorità

La legge Zan

propone di inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio, intervenendo sul codice penale. Storia di un dibattito che dura da 25 anni

Cosa prevede il ddl

In sintesi, la bozza del testo – anticipata da L’Espresso – agisce in due direzioni: da un lato la modifica del codice penale e dall’altro interviene sulla legge Mancino (ovvero il decreto legge n. 122 del 26 aprile 1993 che modificò l’impianto della cosiddetta legge Reale del 1975). Nel dettaglio, sul codice penale “si agisce sugli articoli 604-bis e 604-ter, ovvero le vecchie disposizioni che si ritrovano all’articolo 3 della legge Mancino-Reale e che da pochissimo tempo sono stati riportarti all’interno del codice in un’ottica di ‘riserva di codice’ e cioè per avere tutte le normative riunite in maniera organica”, spiega a Wired Francesca Rupalti, vicepresidente di Rete Lenford – avvocatura per i diritti lgbti. In questi articoli, continua l’avvocato, si aggiunge alla discriminazione “razziale, etnica e religiosa” quella fondata “sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Si tratta, quindi, di un’estensione dell’incriminazione per queste tre tipologie di odio.

 

Tanti cantanti sui social si stanno facendo sentire per sottolineare l’urgenza e l’importanza della legge contro l’omotransfobia, dopo il rinvio della discussione in parlamento

Mahmood, su Instagram

«È di fondamentale importanza approvare la legge Zan. Ho sempre pensato che episodi di discriminazione basati sul sesso, sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale debbano essere condannati. Mi è capitato più volte di assistere impotente a scene di questo tipo, soprattutto durante la mia adolescenza. A volte, forse per paura o debolezza, mi sono trovato inerme davanti a situazioni che per me erano e sono una violenza. Violenza che uccide la libertà di ciascuno di essere se stesso. Ora ho 28 anni e sento di avere, come tutti, la responsabilità di sostenere questo disegno di legge».

Da Elodie a Levante

Fedez faceva riferimento a sua volta al botta e risposta via social fra Elodie, che aveva definito «indegni» i parlamentari che avevano rinviato la discussione della legge e lo stesso senatore Pillon che aveva risposto alla cantante replicando che «le valutazioni su leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare».

Contro Pillon si è aggiunta poi anche la cantautrice Levante che in un tweet rivolto al senatore ha scritto:

«Non è mai tardi per iniziare un percorso di terapia che la aiuti a comprendere l’importanza dell’altro, il diritto dell’altro a essere chi vuole(liberamente) e il dovere di uno stato a tutelarne la libertà»

Anche Michele Bravi dice la sua

“Dover affermare la necessità di una legge che difenda da atti discriminatori e violenti è dire un’ovvietà. – spiega a FQMagazine – Eppure si continua ad affrontare l’omotransfobia come un atto archiviato e risolto. E questo è pericoloso e imprudente. Quando si parla di diritti umani non c’è un ‘più importante’ o un ‘meno importante’, esiste solo la speranza di chi affida nelle mani dello Stato la necessità di riconoscere una protezione alla propria libertà e quindi dar modo ad un disegno di legge di attuarsi concretamente senza interruzioni ingiustificate”.

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