Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è sotto indagine anche per falso, come rivelato dai documenti legati all’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari del governatore. Le accuse sono connesse alla gestione delle discariche nella provincia di Savona. Pietro Colucci, un imprenditore operante nel settore dei rifiuti, è indagato per corruzione in relazione a questa vicenda.

Nel 2021, la procura aveva già indagato Colucci per presunto finanziamento illecito al partito di Toti. Durante l’indagine, le intercettazioni telefoniche hanno fornito indizi che suggeriscono pratiche corruttive. Gli investigatori hanno scoperto che tra il 2016 e il 2020, Colucci avrebbe finanziato Toti con circa 195.000 euro tramite le sue società.

In quello stesso periodo, come si legge in una nota, “le società riconducibili al gruppo Colucci avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche. Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio”.

L’ora dell’arresto

Il procuratore di Genova, Nicola Piacente, ha chiarito che le operazioni legate all’arresto di Giovanni Toti, sono state condotte nel rispetto delle norme. L’intervento, che ha avuto luogo il 7 maggio presso l’hotel Lolly di Sanremo, è stato eseguito dopo le ore 7 del mattino. Questa precisazione segue le dichiarazioni del 9 maggio, nelle quali si correggevano le notizie errate di alcuni media che riportavano l’intervento alle ore 3 del mattino. La Procura ha sottolineato che gli ufficiali della Guardia di Finanza, rispettando le disposizioni legali e la dignità della persona, hanno iniziato le operazioni solo dopo le 7.

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