In Sudan, dall’inizio degli scontri tra le due fazioni militari, i morti sono 413 e i feriti 3.551. Lo ha riferito la portavoce dell’OMS Margaret Harris in un briefing alla stampa a Ginevra, in Svizzera. L’UNICEF ha aggiunto che tra le vittime si contano almeno nove bambini uccisi e più di 50 feriti.

E la situazione non pare che si risolverà presto perché l’esercito del Sudan ha già escluso qualsiasi negoziato con le Forze di supporto rapido (RSF), ribadendo che impegnarsi in colloqui con la forza paramilitare – che è sostenuta, giusto ricordarlo, dal gruppo russo Wagner – sarebbe possibile solo per discuterne la resa.

Inoltre, all’emittente Al Jazeera, il generale e comandante dell’esercito Abdel Fattah al Burhan ha accusato le RSF di cercare di distruggere lo Stato: “Vogliamo la fine di questo conflitto in modo che cioò che i rivoluzionari volevano per il Paese continui. Non vogliamo una nuova dittatura che governi con le armi. La ragione di questa situazione è l’avidità personale delle Forze di supporto rapido. Le nostre forze sono impegnate nella difesa”.

Tajani: “In Sudan ci sono circa 200 italiani nel Paese”

Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano ha commentato: “In Sudan la situazione è preoccupante, ci sono circa 200 italiani nel Paese, stiamo monitorando attraverso l’Unità di Crisi. Il nostro ambasciatore è in azione, sta lavorando intensamente ed è stata ricostituita un’unità di lavoro presso la sua residenza, c’è una rete di contatto che permette a tutti gli italiani in Sudan di essere raggiunti, un numero importante di loro è radunato presso la residenza dell’ambasciatore”.

UE Pianifica l’evacuazione dei suoi cittadini

L’Unione Europea sta pianficando l’evacuazione dei suoi cittadini dalla capitale sudanese Khartoum appena la situazione della sicurezza lo consentirà. “Stiamo provando a coordinare un’operazione per evacuare i nostri civili dalla città, la cui situazione è ora ad alto rischio. Stiamo lavorando a differenti opzioni per evacuare le persone”, ha detto un funzionario dell’Ue. “Al momento, la valutazione di coloro che operano sul campo, tra cui l’ambasciata Ue, è che non ci sono le condizioni di sicurezza per procedere con un’operazione di questo tipo”, ha aggiunto, mentre non si fermano i combattimenti tra l’esercito e i paramilitari.

Ucciso un operatore umanitario dell’OIM

Si è appreso che è rimasto ucciso in Sudan un operatore umanitario dell’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Lo ha riferito da Ginevra la stessa agenzia dell’ONU in un comunicato, in cui si specifica che “il veicolo su cui viaggiava con la sua famiglia è stato colpito in uno scambio di colpi di arma da fuoco fra le due parti belligeranti”.

Infine, John Kirby, portavoce della sicurezza nazionale americana, ha annunciato: “Ci stiamo preparando ad evacuare l’ambasciata in Sudan se necessario, ma non siamo ancora arrivati a quel punto”.