Non ci sono, al momento, i presupposti per la pace. Lo ha detto Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, che ha aggiunto: “per noi, la priorità assoluta continua ad essere e rimarrà per sempre il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ora possono essere raggiunti solo militarmente”.
No Russia ma Moscovia
Peskov ha anche commentato l’ipotesi che l’Ucraina possa decidere di rinominare la Russia in Moscovia: “Curiosità ridicola. Se non sbaglio, ci sono già state molte battute del genere su questo. Non credo che sia necessario fare nuove battute. La Federazione Russa, non importa come la chiami, rimarrà una grande potenza, un grande Paese, e rimarrà la Russia”.
La proposta di cambiare il nome alla Russia proviene da una petizione su internet che ha ottenuto i 25mila voti necessari per essere presa in considerazione. Di conseguenza, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incaricato il primo ministro Denys Shmygal di “esaminare a fondo” la questione.
Il Papa a Mosca?
Il portavoce del Cremlino ha anche commentato l’apertura di Papa Francesco a recarsi sia a Kiev che a Mosca (ma solo se può visitare entrambe le capitali nello stesso viaggio) per tentare di aprire un serio negoziato tra le parti: “Non sappiamo se il pontefice abbia intenzione di recarsi nella Federazione Russa, quindi non possiamo dire nulla in questa sede”.
Se il Papa dovesse scegliere di visitare la Russia, il Cremlino vi aderirà “incondizionatamente”, “per prima cosa dobbiamo usare i canali diplomatici e così via, aspettiamo alcune dichiarazioni ufficiali del Vaticano su questo argomento”.
Attacchi senza fine
Intanto, proseguono gli attacchi russi. Due civili sono morti e tre sono rimasti feriti a Mykolaiv. Lo ha reso noto il governatore di Mykolaiv Vitali Kim su Telegram, spiegando che tra i feriti c’è anche un bambino di sette anni. A perdere la vita sono stati un uomo di 45 anni e una donna di 43. Proseguono, infine, i combattimenti a Bakhmut, definiti “violenti” da Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo Wagner.
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