Potrebbe essere interpretato come un segno di ridimensionamento quanto affermato oggi, venerdì 25 marzo, dal Ministero della Difesa di Mosca, citato dalla Tass.

Sì, perché “le forze armate russe si concentreranno sulla completa liberazione del Donbass“, si legge in una nota del ministero. Gli attacchi per infliggere perdite alle forze ucraine nei territori assediati – si aggiunge nel comunicato – hanno lo scopo di impedire che Kiev invii rinforzi verso il Donbass.

Secondo lo stato maggiore russo, inoltre, attualmente le forze di Mosca e le milizie delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno il controllo del 94% del territorio della provincia di Lugansk e il 54% di quella di Donetsk. Prima dell’invasione, le due cosiddette repubbliche filo-russe controllavano insieme circa un terzo dell’intero territorio delle due province.

In pratica, l’operazione militare speciale – così come la chiama Vladimir Putin – cominciata il 24 febbraio scorso, avrebbe come obiettivo primario il controllo del Donbass mentre sappiamo che il presidente russo ha parlato spesso di ‘denazificazione’, ‘demilitarizzazione’ e ‘neutralizzazione’ per impedire al governo di Kiev di avvicinarsi alla NATO.

A proposito, però, dei negoziati tra Mosca e Kiev, “de facto non stiamo facendo progressi sulle principali questioni politiche”. Lo ha detto il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, secondo quanto riporta l’agenzia Interfax. Le posizioni starebbero, invece, diventando “più vicine” su questioni secondarie.

Infine, la Russia ha riconosciuto la morte di 1.351 dei suoi soldati dall’inizio dell’offensiva militare in Ucraina, accusando i Paesi occidentali di aver commesso un “errore” consegnando le armi a Kiev. “Durante l’operazione militare speciale, 1.351 soldati sono stati uccisi e 3.825 feriti”, ha detto il vice capo di stato maggiore Sergei Roudskoy, in conferenza stampa.

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