Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un chiaro messaggio al leader russo Vladimir Putin: due settimane per dimostrare un reale impegno a porre fine alla guerra in Ucraina o gli Stati Uniti risponderanno con misure più severe.
Parlando dalla Casa Bianca, Trump ha criticato i recenti attacchi russi su città ucraine, definendoli un ostacolo ai negoziati di pace in corso. “Non posso dire se Putin voglia davvero finire questa guerra, ma lo scoprirò tra un paio di settimane”, ha dichiarato Trump, sottolineando che le sue parole “parlano forte” e che un eventuale “bluff” di Mosca sarà affrontato diversamente, potenzialmente attraverso “sanzioni bancarie o secondarie”.
Le richieste di Mosca
Secondo fonti vicine ai negoziati, riportate da Reuters, Putin sarebbe disponibile a discutere la fine del conflitto, ma solo a fronte di concessioni significative da parte dell’Occidente. Tra le condizioni poste da Mosca: il blocco dell’allargamento della NATO verso est, che escluderebbe l’adesione di Ucraina, Georgia, Moldavia e altre ex repubbliche sovietiche; uno status di neutralità permanente per Kyiv; la revoca delle sanzioni economiche contro la Russia; una soluzione per i beni sovrani russi congelati; e garanzie per la protezione delle comunità russofone in Ucraina. Queste richieste, definite da Mosca come necessarie per affrontare le “cause profonde” del conflitto, includono anche il riconoscimento delle regioni annesse illegalmente, come la Crimea, e porzioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.
La posizione di Zelensky
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista all’emittente tedesca Rtl, ha espresso scetticismo sulla volontà di Putin di perseguire la pace. “Non vedo la volontà di Putin di porre fine alla guerra. Non la vedo, non la sento, e non abbiamo abbastanza pressione”, ha dichiarato. Zelensky ha sottolineato che gli Stati Uniti, pur coinvolti nei negoziati, non stanno esercitando un impegno totale, e ha criticato il disimpegno di altri attori globali, come la Cina e alcuni Paesi del Sud del mondo. “Avremo una pace giusta, ma probabilmente solo dopo Putin. Ma la pace che inizia prima con un cessate il fuoco e poi con ulteriori passi verso una pace duratura può iniziare domani”, ha aggiunto.
I negoziati di Istanbul
La Russia ha proposto una nuova tornata di colloqui diretti con l’Ucraina il 2 giugno a Istanbul, come annunciato dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Mosca ha preparato un memorandum che, secondo Lavrov, affronta “tutti gli aspetti per superare le cause profonde della crisi”. Tuttavia, analisti ritengono che il documento rifletta le posizioni massimaliste di Mosca, come la neutralità permanente dell’Ucraina e il riconoscimento delle annessioni territoriali. La proposta di Istanbul segue un primo round di colloqui in cui le due parti hanno concordato di scambiarsi memorandum sui termini di un possibile accordo di pace. Però, la Russia ha chiarito di non accettare la mediazione statunitense per lo scambio di questi documenti, preferendo un dialogo diretto con Kyiv.
La risposta europea
La posizione di Trump ha suscitato reazioni contrastanti tra gli alleati europei. Il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz, in netto contrasto con il predecessore Olaf Scholz, ha criticato con forza la Russia per la mancanza di impegno nei negoziati. Durante una recente visita di Zelensky a Berlino, Merz ha annunciato il sostegno della Germania alla produzione di missili a lungo raggio per l’Ucraina, una mossa che Lavrov ha definito “un’escalation” che rende Berlino “partecipante al conflitto”. Nel frattempo, il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno ribadito il loro sostegno a un cessate il fuoco incondizionato, con Macron che ha sottolineato come questo sia un obiettivo condiviso con Trump.






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