Dopo giorni di intensi scontri militari, India e Pakistan hanno annunciato un cessate il fuoco immediato, entrato in vigore alle 17:00 ora locale indiana (13:30 ora italiana) di oggi, sabato 10 maggio.
La decisione, mediata dagli Stati Uniti, arriva al culmine di una delle più gravi escalation militari tra le due potenze nucleari dal 1947, innescate dall’Operazione Sindoor lanciata da Nuova Delhi.
Una crisi nata nel Kashmir conteso
Il conflitto ha avuto origine il 22 aprile, quando un attacco terroristico a Pahalgam, nel Kashmir amministrato dall’India, ha ucciso 26 civili, prevalentemente turisti indiani. L’India ha attribuito l’attentato a gruppi militanti legati al Pakistan, in particolare Lashkar-e-Taiba e Jaish-e-Mohammed, accusando Islamabad di complicità. Il Pakistan ha negato ogni coinvolgimento, definendo le accuse “infondate” e denunciando le successive azioni militari indiane come “atti di guerra”.
Nella notte tra il 6 e il 7 maggio, l’India ha lanciato l’Operazione Sindoor, un’operazione di attacchi missilistici mirati su nove siti in Pakistan e nel Kashmir amministrato dal Pakistan. Secondo il Ministero della Difesa indiano, gli obiettivi erano “infrastrutture terroristiche” come campi di addestramento a Muzaffarabad e Kotli, senza colpire strutture militari o civili. Tuttavia, il Pakistan ha riferito che gli attacchi hanno causato la morte di almeno 31 civili, inclusi donne e bambini, colpendo aree abitate e persino due moschee.
L’escalation militare: caccia Rafale e droni in azione
La risposta pakistana è stata immediata e aggressiva. Le forze armate di Islamabad hanno dichiarato di aver abbattuto cinque aerei indiani, tra cui tre caccia Rafale di fabbricazione francese, un MiG-29 e un Su-30, oltre a un drone Heron, in un’azione definita di “autodifesa”. Una fonte militare pakistana ha descritto l’evento come “un’epica battaglia aerea del XXI secolo”, vantando l’efficacia dei caccia cinesi J-10C e l’assenza di perdite proprie.
L’India non ha confermato ufficialmente la perdita dei suoi aerei, ma testimonianze e immagini di detriti in Punjab e nel Kashmir indiano, analizzate da esperti, hanno confermato la caduta di almeno due caccia francesi, un Rafale e un Mirage 2000. Un rapporto del Washington Post ha verificato i resti, senza però chiarire se gli aerei siano stati abbattuti o precipitati per altri motivi.
Parallelamente, entrambe le nazioni hanno intensificato l’uso di droni e missili. Il Pakistan ha accusato l’India di aver inviato 25 droni militari su centri abitati, mentre l’India ha denunciato attacchi pakistani con droni e missili su stazioni militari a Jammu, Pathankot e Udhampur. Gli esperti descrivono questa come la “prima guerra di droni” tra potenze nucleari, un’evoluzione pericolosa della loro rivalità.
Un conflitto ad alto rischio nucleare
La tensione tra India e Pakistan non è una novità: i due Paesi si sono scontrati in tre guerre (1948, 1965, 1971) e numerosi conflitti minori, principalmente per il controllo del Kashmir, una regione che entrambi rivendicano integralmente ma amministrano solo parzialmente. Entrambi hanno acquisito armi nucleari negli anni ’90, rendendo il Kashmir uno dei punti più caldi del pianeta. Gli analisti avvertono che anche un conflitto limitato rischia di escalare rapidamente, con conseguenze catastrofiche.
“I decisori di entrambi gli stati ora hanno una maggiore propensione al rischio per l’avvio e l’escalation dei conflitti rispetto a prima del 2019” ha dichiarato Frank O’Donnell, esperto del Stimson Center, sottolineando l’assenza di un chiaro confine che possa evitare un’escalation involontaria. La paura che le armi nucleari potessero essere prese in considerazione ha spinto la comunità internazionale a intervenire con urgenza.
La mediazione internazionale e il cessate il fuoco
La svolta è arrivata dopo intensi sforzi diplomatici guidati dagli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha annunciato il cessate il fuoco su Truth Social, scrivendo: “Dopo una lunga notte di colloqui mediati dagli Stati Uniti, sono lieto di annunciare che India e Pakistan hanno concordato un cessate il fuoco totale e immediato. Congratulazioni a entrambi i Paesi per aver dimostrato buon senso e grande intelligenza”.
Il Segretario di Stato Marco Rubio ha elogiato i leader indiano Narendra Modi e pakistano Shehbaz Sharif per la loro “saggezza e prudenza”, confermando che Washington ha lavorato a stretto contatto con entrambe le parti. Anche Arabia Saudita e Turchia hanno svolto un ruolo di supporto, con il ministro saudita Faisal bin Farhan che ha offerto la mediazione del regno.
L’accordo è stato formalizzato alle 15:35 di sabato, quando il Direttore Generale delle Operazioni Militari pakistano ha contattato il suo omologo indiano, concordando la cessazione di tutte le operazioni militari su terra, aria e mare a partire dalle 17:00 ora indiana. Il ministro degli Esteri indiano Vikram Misri ha confermato l’intesa in una breve conferenza stampa, sottolineando la volontà di entrambe le parti di evitare ulteriori escalation.
Reazioni globali e celebrazioni locali
La notizia del cessate il fuoco è stata accolta con sollievo in tutto il mondo. L’Alta rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha dichiarato: “Il cessate il fuoco annunciato tra India e Pakistan è un passo fondamentale verso la de-escalation. È necessario fare tutto il possibile per garantirne il rispetto”. Il Segretario degli Esteri britannico David Lammy ha definito l’accordo “enormemente benvenuto”, esortando entrambe le parti a mantenerlo.
In Pakistan, la popolazione ha celebrato nelle strade di Lahore, Islamabad e Muzaffarabad, con slogan come “Lunga vita al Pakistan”.
Sfide future: il Kashmir e il trattato sulle acque
Nonostante il cessate il fuoco, le tensioni di fondo rimangono irrisolte. Il Trattato sulle Acque dell’Indo, che regola la condivisione delle risorse idriche tra i due Paesi dal 1960, resta sospeso dopo che l’India lo ha revocato in risposta all’attentato di aprile. Fonti governative indicano che non è stato ripristinato, un segnale che le relazioni bilaterali restano fragili.
Inoltre, il Kashmir continua a essere un punto di contesa. Gli analisti avvertono che senza un dialogo strutturato e misure di fiducia reciproca, nuovi incidenti potrebbero riaccendere il conflitto. “Il cessate il fuoco è un passo importante, ma non risolve le cause profonde della rivalità”, ha commentato Manoj Joshi, analista della difesa indiano.






Commenta con Facebook