Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, non dobbiamo preoccuparci della cosiddetta influenza del cammello, nota anche coi nomi di Mers-CoV o Sindrome respiratoria mondiale, temuta per il rientro dei tifosi dal Qatar.
L’infettivologo ha, infatti, spiegato all’Adnkronos che “è un virus che conosciamo da dieci anni e non è mai riuscito realmente ad uscire dal Medio Oriente nonostante ci siano stati dei cluster in chi si recava in pellegrinaggio a La Mecca. E’ un virus che ha contagiosità molto bassa, quindi il rischio da chi rientra in Europa è difficile. Chi è del mestiere conosce la Sindrome respiratoria mediorientale da anni, è un problema vecchio che non credo tornerà fuori”.
Per Bassetti, invece, “dobbiamo concentrarci sul problema che stiamo vivendo oggi: l’incrocio influenza-Covid ed eviterei di pensare a questo virus ‘lontano’. Va bene un monitoraggio verso chi rientra da quelle aree ma non c’è nessun allarme. Mi pare poi che ci siano pochi italiani in Qatar, non abbiamo partecipato al Mondiale e quindi dobbiamo stare piuttosto tranquilli”.
Tuttavia, per Fabrizio Pregliasco, virologo e docente di Igiene all’Università degli Studi di Milano, bisogna alzare la sorveglianza. Infatti, sempre all’Adnkronos, l’esperto ha spiegato che si tratta di “una zoonosi che vede cammelli e altri mammiferi come possibili capi che si infettano e possono trasmettere anche la malattia all’uomo. E’ un segnale di attenzione da cogliere. Lo abbiamo capito con Sars-Cov2 che l’interconnessione di più persone da luoghi diversi può determinare questo rischio”.
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