Tra la nascita di Ferenc Puskás (Budapest 1927) e quella di Johan Cruijff (Amsterdam 1947) sono intercorsi 20 anni, esattamente tanti quanti ne sono passati tra due incredibili scherzi del calcio mondiale: dal 1954 al 1974.
Era il 1954 e in Svizzera si disputava la quinta edizione dei mondiali di calcio. La finale vedeva di fronte la Germania di Fritz Walter e l’Ungheria dei vari Puskás, Czibor, Hidekuti ovvero la miglior nazionale a livello mondiale vista nel dopoguerra. I pronostici erano tutti per i magiari, anche in considerazione del fatto che nel girone di qualificazione la squadra danubiana aveva avuto ragione dei tedeschi per 8 a 3.
Ma, come si dice, il pallone è rotondo quindi può accadere di tutto. Come una caviglia (di Puskás) quasi fuori uso,le riserve energetiche dei tedeschi inesauribili al limite del lecito o un chiacchierato accordo fantapolitico tra i rispettivi governi (si parlò di un gran numero di trattori che graziosamenhte dalla Germania si sarebbero materializzati nella puszta ungherese). Eppure la squadra favorita dopo otto minuti conduceva per 2 a 0, ma i panzer, forse un po’sovra alimentati, al diciottesimo riconquistavano la parità. Gli ungheresi sentirono più dei tedeschi la fatica sia per le condizioni del terreno sia per le battaglie sostenute nei quarti e in semifinale (rispettivamente contro Brasile e Uruguay) e al 86′ subirono il gol del sorpasso mondiale. Il resto è cronaca di servizio: la rete annullata, chissà perché, a Puskás, una zappata di Czibor a tu per tu con il portiere, la stanchezza che annebbia i riflessi e la fatale conclusione: Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt (Germania, Germania, al di sopra di tutto, al di sopra di tutto nel mondo).
Nel 1974 era di turno la squadra nazionale che aveva ingaggiato, dall’Aiax di Amsterdam, l’allenatore Rinus Michels, creatore di una vera rivoluzione nel calcio: pressing alto, intercambiabilità dei ruoli, difesa che costruisce e una grande preparazione dei giocatori sia tecnica sia atletica.
“Il pallone va passato da un giocatore in movimento a un altro giocatore in movimento. E’ la palla che deve correre più dell’uomo” ripeteva durante le sedute di preparazione.
Johan Cruijff era l’interprete in campo di quella rivoluzione. Altri straordinari calciatori lo affiancavano:Johan Neeskens, Johnny Rep, Willem van Hanegem. Tredici mostri olandesi scesero sul terreno in quella finale!
Come nel ’54 furono i favoriti olandesi ad andare in vantaggio su rigore al secondo minuto. Sempre su rigore i tedeschi raggiunsero il pareggio e a pochi minuti dal termine del primo tempo il mitico Gerd Müller segnò la rete del vantaggio definitivo.
La differenza tra le due finali mondiali è tutta tedesca: se quella con l’Ungheria fu quasi una rapina, quella contro l’Olanda fu la vittoria di una grande squadra capace di esaltarsi nei frangenti più critici.
Giocatori come Franz Beckenbauer, Wolfgang Overath o il sopra citato Gerd Müller sono entrati, a giusto titolo, nella storia del calcio anche per questa vittoria contro i migliori.
Johan Cruijff, da allenatore vincente del primo Barcellona delle meraviglie, amava ripetere che di quella finale si continuava, e si sarebbe continuato, a parlare perché rappresentava lo spirito profondo del gioco del calcio:eccezionalmente anche i più grandi possono perdere.Ed è una notizia, soprattutto è una consolazione.
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