Oltre 200 delfini Tursiopi bloccati dai pescatori della baia di Taiji, in Giappone. Da quattro giorni, ormai, gli animali vengono selezionati per essere trasferiti verso la loro futura vita. In cattività, all’interno dei delfinari, parchi acquatici ed altre strutture della cattività animale in forte espansione in alcune in aree del mondo.

A documentare quanto sta accadendo nella baia i volontari di Sea Shepherd e del Dolphin Project di Richard O’Barry, ex addestratore americano di delfini, divenuto ormai da tempo una icona mondiale della loro difesa.

I report, spesso in diretta, diffusi dagli attivisti, riferiscono di terrore, vomito e perfino di animali che sarebbero deceduti nel corso delle operazioni di cattura. Da quattro giorni bloccati nella baia, senza potersi alimentare. Scelti, con il dovuto tempo dagli addestratori ed issati a riva con l’ausilio di reti, barche e numerosi sub.

Come è noto i delfini vengono intercettati in alto mare grazie alle emissioni sonore diffuse in mare dalle barche dei pescatori. Un suono dal quale i cetacei cercano di fuggire non sapendo, così, che verrà spinto dalle barche all’interno della baia. Una rete, gettata in mare da un veloce natante, impedirà loro di tornare in mare.

I tursiopi, specie se giovani e femmine (come molte ve ne sono nel branco ora intercettato) vengono in genere destinati ai delfinari, mentre le altre specie più frequantemente sono destinate alla macellazione. Il divario tra le due tipologie di ricavi, non ha comunque proporzione. Un delfino vivo riesce a fruttare cifre equivalenti a numerose decine di migliaia di euro. Molto meno della carne tanto da fare dire agli ambientalisti che quest’ultimo commercio è  sorretto dai forti guadagni generati dalla vendita per la cattività acquatica.

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