Uno spicchio di Sicilia ieri al Meeting di Rimini, grazie ad una conferenza in cui non si è parlato né di migranti, né di mafia, né di giovani disoccupati, ma di pubblica amministrazione.

L’occasione è stata offerta dalla tavola rotonda dal significativo tema: Lavoro pubblico e bene comune. Dalla casta alla comunità professionale che ha visto tra i protagonisti Salvatore Taormina che ha ricoperto nella Regione siciliana tra l’altro la carica di dirigente generale in diversi dipartimenti e di Segretario Generale della Presidenza e di Giovanni Pitruzzella, che ha svolto a Palermo e in Sicilia innumerevoli attività ed attualmente è Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. A dibattere con Pitruzzella sono stati chiamati il manager e scrittore Francesco Fabrizio Delzio e Marco Gay, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria e Vice Presidente di Confindustria.

Proprio quest’ultimo, aprendo la conversazione, ha lanciato la prima provocazione affermando che pubblico e privato, lavoro nella pubblica amministrazione e lavoro nel settore privato, non hanno più motivo di proseguire una contrapposizione che dura da troppo tempo ed invece si tratta di dar vita piuttosto a quello che ha definito “Umanesimo industriale”. “Occorre prendere consapevolezza – ha precisato – che la valorizzazione del talento è un obiettivo prioritario non solo nel lavoro privato, ma anche nella Pubblica amministrazione”. Ha poi illustrato come affrontare il cambiamento d’epoca che ci troviamo a vivere, su cui Taormina si era soffermato introducendo i lavori: “Dare sfogo e attuazione – ha detto – a quelle comunità che tendono a voler cambiare e invece di annunciarlo, lo fanno giorno per giorno”.

Pitruzzella ha precisato subito che ciò cui faceva riferimento Gay non era una utopia ma una realtà in atto che per esempio nella esperienza del Meeting, cui partecipava per la prima volta, era ben visibile. Ha poi ha precisato che si tratta di avviare la “ricostruzione di una coalizione sociale che reintroduca il merito”, in grado di sostenere il passaggio “da una pubblica amministrazione clientelare ad una forte e autonoma”, rivolta a perseguire non interessi particolari e rendite di posizione, ma un bene comune, finalmente ricostruendo “uno spirito di corpo ed un’autorevolezza”. Pitruzzella ha anche espresso apprezzamento per la riforma Madia che è a suo giudizio è un’occasione preziosa su cui vigilare.

Delzio è partito dall’analisi svolta nel suo recente libro “Opzione zero” per introdurre nel dibattito il tema della responsabilità. A suo dire: “Abbiamo costruito un sistema della pubblica amministrazione che blocca un Paese intero, perché vi sono funzionari pur molto qualificati che non hanno ragione alcuna di assumersi una responsabilità”. Ha precisato poi che il cittadino comune finisce col percepire come un eroe quel funzionario o quel dirigente che ‘decide di decidere’. Causa di ciò, a suo avviso è il sistema dei controlli e delle retribuzioni che “sembra fatto apposta per favorire la formazione di questa paralisi”, mentre basterebbe “dar vita ad un sistema di effettivo riconoscimento del merito che oggi è sostanzialmente assente nella pubblica amministrazione”.

Pitruzzella ha voluto ulteriormente addentrarsi nel tema suggerendo tre punti di lavoro e di impegno.

Una educazione al lavoro che insista molto sulla preparazione alla specificità della professionalità nel lavoro pubblico.

Un giusto mix tra la responsabilità personale che ogni dipendente pubblico deve assumere e quell’eccesso di ricorso al giudizio della magistratura sul lavoro quotidianamente svolto da tanti dipendenti pubblici, che spesso finisce col paralizzare piuttosto che col responsabilizzare.

Una urgente delegificazione che oggi “rende il diritto inconoscibile”.

La riforma Madia, ha puntualizzato ancora Pitruzzella al termine del suo intervento, “è la condizione per una Amministrazione efficiente e credo che darà un contributo importante alla competitività del Paese”. “Però – ha precisato – non è sufficiente se le leggi continueranno ad essere oscure”. “Quando un operatore economico straniero – ha raccontato – decide di investire in Italia, nessuno è in grado di dargli certezza sui tempi necessari per impiantare la sua impresa. Così non saremo mai competitivi”.

Taormina ha concluso ricordando che al di là della qualità dell’azione legislativa e della valorizzazione del merito, urge il recupero di una “spinta ideale che spesso manca”. Bisogna insomma fare i conti con la spinta della libertà umana di cui nessun “sistema perfetto” è in grado di fare a meno.

Sollecitato dallo stesso Pitruzzella ha in fine anticipato che la Fondazione per la Sussidiarietà si farà carico delle sollecitazioni giunte dalla tavola rotonda per dar vita ad un primo strumento di scambio di esperienze tra quanti hanno a cuore la nascita di una comunità professionale tra coloro che dalla Lombardia alla Sicilia lavorano nella Pubblica Amministrazione.