Philippe Daverio, morto la notte scorsa all’età di 70 anni a causa di un tumore, è noto per qualche uscita infelice sulla Sicilia. Tuttavia, ci sono altre sue frasi che, invece, evidenziano la stima e l’affetto che lo storico dell’arte aveva nei confronti del patrimonio culturale e sociale di Palermo e dell’Isola. Ne abbiamo scovate alcune. Suggestive.

Palermo è un grandissimo laboratorio, un esperimento: è la più grande città multietnica d’Italia senza problemi. Potrebbe essere, domani, una sorta di capitale virtuale del Mediterraneo. Perciò è un luogo dove mi trovo benissimo.

L’Unione europea dovrebbe prendere atto che senza la cultura di Napoli e Palermo i tedeschi camminerebbero ancora con le corna in testa.

– Perché questi normanni in Sicilia non sono affatto isolati. Sentono Palermo come capitale centrale del mondo.

– Io giustifico Palermo perché la sberla presa negli anni del sacco edilizio di Vito Ciancimino, è stata molto forte; ma è giunto il momento di alzare la testa e smetterla di compiangersi. Bisogna che qualcuno si dia una mossa e recuperi certa tradizione che è ricchezza.

Siate fieri della vostra tradizione, non fatela marcire, smettetela di pensate che i carretti e la coppola siano da chiudere in un armadio; sarebbe come se i banchieri bavaresi si vergognassero dello Jodel. La fierezza è una pillola antidepressiva, che va presa a manciate. E recuperate la bellezza, il fascino di ieri, la mondanità e la nobiltà di Palermo. La cura mondana è di per sé antimafiosa, perché la mafia sbaglia sempre la cravatta.

La Sicilia ha un vantaggio. La sua geografia è così forte e così feroce che è quasi impossibile assassinarla: le montagne, la dimensione della campagna.

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