Luana d’Orazio è la 22enne toscana che è morta intrappolata in un macchinario nella fabbrica tessile in cui lavorava. Il dramma è avvenuto lo scorso 3 maggio, a Prato.

La madre della giovane, Emma Marrazzo, intervistata dal Corriere della Sera, ha affermato: “Questa storia di denaro sbandierato ai quattro venti come se la morte di mia figlia avesse un prezzo mi fa stare male. Il dolore non si quantifica e non si mercifica e comunque queste cose vanno fatte nelle sedi opportune, perché per me, gettarmele addosso, sono come pugnalate al cuore”.

Il riferimento è all’offerta di un milione e 200mila euro della compagna di assicurazione della fabbrica dove lavorava Luana. Secondo la famiglia non è un risarcimento congruo.

“Tra poco più di un mese sarà un anno che piango Luana. E il 7 aprile si aprirà a Prato il processo con i tre imputati – ha spiegato la madre – E allora se queste persone vogliono preparare strategie di difesa lo facciano in silenzio senza tormentare me e la mia famiglia. Non si può giocare con la vita di una famiglia colpita duramente da una tragedia. Io sto vivendo un calvario infinito ma il mio dolore non viene rispettato. Ho solo due grandi desideri che sia fatta giustizia e che non ci siano più morti sul lavoro”.

Come riportato su Fanpage.it, inoltre, Andrea Rubini, a.d. di Gesi Group, società di consulenza dei D’Orazio, ha spiegato: “bbiamo scritto all’assicurazione una risposta formale spiegando che i danni, patrimoniali e non, sono ancora da quantificare. Non riteniamo stabilizzata la situazione, ci riserveremo di approfondire la questione nelle prossime settimane”.

I tre imputati, accusati di omicido colposo, sono: Laura Coppini, titolare dell’azienda; Daniele Faggi, il marito e ritenuto il “titolare di fatto”; Mario Cusimano, tecnico manutentore esterno.