Questa del Coronavirus non è la prima epidemia che l’Italia sta affrontando con conseguenze non solo sulla salute ma anche sull’economia. Era il 1968, infatti, quando l’influenza di Hong Kong prima si diffuse negli Stati Uniti e, poi, l’anno seguente nel resto del mondo.
Si trattò di un’influenza aviaria (o di tipo A), il primo caso conosciuto di epidemia dovuta al ceppo H3N2, e in totale provocò tra le 750mila e i 2 milioni di vittime in tutto il globo, di cui 34mila negli USA, in due anni di attività.
In Italia – come riportato sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica – l’eccesso di mortalità attribuibile alla polmonite e all’influenza associato con questa pandemia fu stimato di circa 20mila morti.
A raccontare quel drammatico momento per il mondo un servizio dell’Istituto Luce in cui la voce del giornalista dice: «Cosa ci ha portato il Natale? Le solite cose, festoni colorati, pioggia e influenza, una vera epidemia: 13 milioni di italiani a letto, un italiano su quattro e cinquemila sono passati a miglior vita». Anche allora le strade si svuotarono per la paura mentre a riempirsi furono gli ospedali.
Il servizio poi cita un proverbio: «Quando Mao starnutisce, il mondo si ammala». Sì, perché anche quell’epidemia, com’è facilmente intuibile dal nome, ebbe origine da quell’area del mondo, nel luglio 1968, impiegando 18 mesi per arrivare in Italia, quindi il Coronavirus è stato decisamente più veloce.
«L’influenza non è pericolosa? E chi lo dice! – afferma il giornalista – Non bastano sciroppi, gocce e iniezioni» ma «occorre fermare il virus prima che arrivi. Ma come? Con il vaccino che c’è, che in qualche Paese fuori d’Italia è stato distribuito». Ecco un’altra differenza con il Coronavirus ma con la precisazione che quando arrivò l’epidemia di Hong Kong in Italia era già passato più di un anno, ovvero il lasso di tempo entro cui dovrebbe essere sviluppato anche quello per il Covid-19…
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