“Credo sia interesse di tutti contrastare i rave illegali. Trovo invece offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento”.

Così Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, intervistato dal Corriere della Sera, secondo cui l’obiettivo della norma è dissuadere eventi “che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti” e “finiscono per tenere in scacco intere zone”. Piantedosi ha ricordato che “la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social”.

Cosa prevede il nuovo reato?

Come spiegato sul profilo Instagram del Corriere, vorrà organizzare rave illegali (manifestazioni musicali autogestite) rischia di violare l’articolo 434bis del Codice Penale, il reato varato con decreto legge che colpisce anche i partecipanti, seppur con una pena inferiore.

Gli organizzatori dei rave party rischiano la reclusione da 3 a 6 anni, con una multa da 1000 a 10mila euro e la misura della sorveglianza speciale. Inoltre, la norma prevede pure la confisca di tutto quello che viene utilizzato per la manifestazione: veicoli, amplificatori, impianti stereo, strumenti musicali, strutture per il palco e altro.

Per il ministro Piantedosi, l’obiettivo è “l’effetto deterrenza della sanzione accessoria della confisca obbligatoria” dei mezzi usati per organizzare gli eventi. “L’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese, a differenza di quelli limitrofi – ha spiegato – ci rendeva vulnerabili come la cronaca degli ultimi anni testimonia. Si tratta di eventi non solo pericolosi per chi vi partecipa ma anche molto dispendiosi per le forze dell’ordine: per il rave di Modena era stato utilizzato un capannone a rischio crollo. Si doveva risolvere la vicenda velocemente”.

L’attacco del Partito Democratico

Andrea Orlando del Partito Democratico, intervistato da La Stampa, ha affermato: “La norma sui rave è un veicolo per reprimere il dissenso. Se si usa un bazooka contro le formiche si fa male anche ad altri”.

Secondo Orlando, il decreto del Governo Meloni è “pericoloso” “perché se 50 ragazzi si radunano per una festa di laurea, possono vedere uno zelante funzionario contestare un reato che va dai tre ai sei anni. Poi è chiaro che può essere utilizzata in contrasto con l’articolo 17 della Costituzione, che consente la libertà di manifestare. Ci sono manifestazioni come l’occupazione delle scuole o delle fabbriche e varie forme di lotta che rischiano una sanzione, con la possibilità di utilizzo delle intercettazioni. Non è vero che non si possono fare, sono vietate solo quelle preventive. E c’è un altro aspetto: ci troviamo di fronte a termini non tassativi, generica è la definizione di raduno, larga la discrezionalità dei termini come ordine pubblico. Insomma a chi deve applicare la legge viene lasciato un margine molto ampio che può coprire manifestazioni che vanno molto oltre i rave. Norme che sono la spia di un atteggiamento che vede nella manifestazione del dissenso un aspetto non da gestire, ma da rimuovere”.

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