In coincidenza con la vibrante Art Week torinese, la Pinacoteca Agnelli inaugura “Salvo. Arrivare in tempo”, la più ampia retrospettiva mai realizzata sull’artista siciliano Salvo, al secolo Salvatore Mangione. La mostra, aperta al pubblico dal 1° novembre, celebra la carriera di un artista che ha conquistato il panorama internazionale, arrivando a cifre record nelle aste contemporanee. Con oltre 170 opere, l’esposizione traccia il percorso di Salvo dagli anni ’70 ai primi anni 2000, esplorando un’evoluzione artistica originale, che lo ha reso una figura pioniera dell’arte italiana del secondo Novecento.

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Le radici torinesi di un artista siciliano

Nato nel 1947 a Leonforte, in provincia di Enna, e trasferitosi ancora bambino a Torino, Salvo trovò nel capoluogo piemontese il terreno fertile per il suo sviluppo artistico. Inizialmente influenzato dall’Arte Povera e dai movimenti concettuali, scelse poi di dedicarsi alla pittura, andando controcorrente in un’epoca in cui quest’ultima veniva spesso considerata superata. Dal 1973, essa divenne infatti il suo mezzo espressivo privilegiato: attraverso la pittura, Salvo ha esplorato simboli, memorie e richiami sia al sud che al nord Italia, traendo ispirazione dai colori e dalle luci diverse per creare opere sospese nel tempo e nello spazio.

Un percorso curatoriale innovativo

La retrospettiva si distingue per un’impostazione curatoriale che esplora la continuità tra il periodo concettuale e quello figurativo di Salvo. Curata da Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, in collaborazione con l’Archivio Salvo, la mostra propone un racconto lineare, dove l’arte concettuale e la pittura convivono senza soluzione di continuità. La pittura di Salvo, infatti, è intesa come strumento di espressione ricco di significati culturali e filosofici, tanto quanto le sue prime opere concettuali.

Dalle lapidi ai paesaggi: l’evoluzione artistica di Salvo

L’esposizione è quindi suddivisa in sezioni tematiche che illustrano l’evoluzione dell’artista, dalle famose “Lapidi” e fotografie degli anni Settanta – simboli del suo primo periodo concettuale – ai grandi cicli pittorici ricchi di richiami tanto al nord industriale delle fabbriche dalle ciminiere fumanti, quanto alla dimensione atemporale della Sicilia dei templi greci, delle cupole arabo-normanne, delle rovine circondate da palme e delle lune che si stagliano su cieli notturni o riflettono nella calma delle acque, risplendendo di un’intensità che suggerisce la complessità e la profondità delle emozioni umane. Impregnati di colori saturi, audaci e vibranti, questi paesaggi rivelano l’incessante dialogo di Salvo con la storia dell’arte, della letteratura e della filosofia, risplendendo di un’intensità capace di suggerire la complessità e la profondità delle emozioni umane.

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Oltre la mostra: eventi e approfondimenti

La mostra, che resterà aperta fino a marzo 2025, propone non solo una ricca esposizione di opere, ma anche eventi collaterali, come incontri e workshop, per approfondire il linguaggio artistico di questo straordinario artista.