Sono in corso le indagini per ricostruire la dinamica dell’incidente avvenuto ieri, domenica 31 luglio, alla stazione ferroviaria di Riccione, in cui sono morte Giulia e Alessia Pisanu, sorelle di 17 e 15 anni, originarie di Castenaso (Bologna), travolte da un treno dell’Alta Velocità.

Un giovane di 32 anni, di nome Stefano, ha affermato di avere assistito a quanto successo: “Ho visto una ragazza seduta nei binari e l’altra che ha cercato di tirarla via”. Una versione già confermata da altri presenti. Il 32enne ha specificato che la ragazza che si trovava seduta in mezzo ai binari indossava “un vestito verde”, mentre l’altra era “vestita di nero”. Il treno ha centrato entrambe: “Ho sentito un botto, un’esplosione, come se fosse una bomba. Sono stato male tutto il giorno. Vedere due corpi sparire così è veramente agghiacciante”, ha detto.

Il cordoglio del sindaco di Catenaso

Carlo Gubellini, sindaco di Castenaso, ha affermato: “Sulle esequie non sappiamo ancora nulla. Proclameremo il lutto cittadino”. “È un momento davvero difficile – ha aggiunto il sindaco – dove tutta la comunità sta vivendo questa tragedia con grande sofferenza. Le ragazze erano conosciute, frequentavano il paese con il loro gruppo di amici. È particolarmente sentita anche perché in una comunità piccola e unita queste tragedie si fanno sentire con molta più pesantezza”.

Alessia e Giulia “erano due ragazze di 15 e 17 anni che come tutti i ragazzi erano piene di vitalità, frequentavano i loro coetanei, avevano voglia di vivere la loro vita. Non ci spieghiamo come sia potuto accadere. Ieri siamo stati in contatto con il questore di Rimini e la sindaca di Riccione che ha svolto un ruolo di supporto straordinario”.

Per il ricordo, ha concluso il sindaco, “bisogna non lasciarsi prendere dall’emotività del momento, cercare di avere il giusto equilibrio e la giusta delicatezza. Vogliamo soprattutto parlare ai giovani, costruire un momento con loro in cui possono esternare i loro pensieri e dire quello che si muove nei loro cuori e nella loro testa, perché possa diventare questa tragedia un momento che non passa inosservato e rimane chiuso verso noi stessi ma lo si libera cercando di buttare fuori tutto quello che si ha dentro”.

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