Gli scienziati sostengono di avere rilevato un gas nelle nuvole di Venere che, sulla Terra, è prodotto dalla vita microbica. I ricercatori stanno cercando di capire il perché della presenza della fosfina, un gas tossico, al momento, però, non c’è nessuna spiegazione né geologica né chimica.

Da qui l’ipotesi che Venere, il Pianeta che si avvicina di più al nostro mentre gira intorno al Sole, possa avere un qualche tipo di vita che fiorisce a più di 48 chilometri di altezza tra le sue nuvole gialle e nebbiose. Ora, niente di ciò che vive sulla Terra potrebbe farlo su Venere, dove le sue pianure vulcaniche rappresentano un paesaggio infernale così da caldo da fondere il piombo (le temperature superano i 425 °C). In alto, però, tra le nuvole, le pressioni, le temperatura e i livelli di acidità sarebbero meno intensi.

Ora, le nuvole, come riportato su Kpbs.com, sono molto più acide di qualsiasi ambiente in cui i microbi fanno la loro casa sulla Terra. E, invece dell’acqua, le nuvole su Venere contengono goccioline di acido solforico concentrato. Inoltre, l’atmosfera è così priva di acqua che è molte volte più secca del deserto più arido della Terra. Insomma, un posto decisamente ostico per la vita così come la conosciamo sul nostro Pianeta.

Tuttavia, uno studio pubblicato sulla rivista Nature Astronomy parte dall’osservazione tramite due telescopi diversi, in due momenti diversi, che hanno ‘puntato’ Venere e hanno scoperto la ‘firma chimica’ unica della fosfina. Se questo gas è davvero lì, Venere ha una sorta di attività geologica o chimica in corso che nessuno comprende.

Ebbene, Venere è ‘simile’ alla terra. Clara Sousa-Silva del MIT, ad esempio, ha spiegato che «prima del suo effetto serra abbastanza drammatico, la superficie era abbastanza abitabile». Quindi, c’è una teoria secondo cui un giorno c’era la vita su Venere e questa ha conservato una sua ‘roccaforte’ tra le nuvole.

Riassumendo, lo studio è stato condotto da un gruppo di astronomi dell’Università britannica di Cardiff, coordinato da Jane Greaves e l’impronta della fosfina (o fosfuro di idrogeno) è stata catturata dal James Clerk Maxwell Telescope (JCMT), alle Hawaii, e dalle antenne Alma dell’Osservatorio Europeo Meridionale.

Per John Robert Brucato, esobiologo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), «la fosfina ha una sua valenza nella ricerca della vita nello spazio: potrebbe, infatti, essere l’impronta digitale della presenza di qualche microrganismo che in atmosfera venusiana produce la fosfina come scarto. Nell’atmosfera terrestre, la fosfina è tutta prodotta da microrganismi che utilizzano i minerali fosfati, attraverso processi di ossidoriduzione. Questa molecola su Venere dovrebbe degradarsi e sparire velocemente a causa delle condizioni estreme presenti sul pianeta, come una pressione atmosferica molto alta e temperature di oltre 450 gradi in prossimità del suolo. Il fatto di averla trovata suggerisce, quindi, che ci possa essere una produzione continua di fosfina».

E l’origine? «Potrebbe venire da microrganismi o da processi abiotici, cioè di tipo geologico o geofisico – ha spiegato Brucato – Ma a oggi non si conoscono processi abiotici da cui potrebbe originarsi la fosfina, per questo la scoperta è interessante. È un po’ un campanello d’allarme che può suggerire la presenza di qualche forma di vita nell’atmosfera venusiana, dove la temperatura è sensibilmente minore rispetto al suolo».