In Svizzera, in una clinica, è morto con il suicidio assistito il 44enne toscano Massimiliano, malato da sei anni di sclerosi multipla. Lunedì scorso, 5 dicembre, aveva lanciato un appello per “essere aiutato a morire in casa”, in Italia.

La notizia è stata data dall’associazione Luca Coscioni a cui l’uomo, non più autonomo, si era rivolto. Massimiliano è stato accompagnato in Svizzera “da Felicetta Maltese, 71 anni, iscritta all’associazione Luca Coscioni e attivista della campagna Eutanasia Legale e da Chiara Lalli, giornalista e bioeticista”. Domani, venerdì 9 dicembre, entrambe andranno ad autodenunciarsi ai carabinieri di Firenze.

Anche Marco Cappato, “che in questa occasione non ha direttamente accompagnato Massimiliano, si autodenuncerà in veste di legale rappresentante dell’Associazione Soccorso civile che ha organizzato e finanziato il viaggio di Massimiliano verso la Svizzera. Ad accompagnarli Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’associazione Luca Coscioni”.

Massimiliano, non essendo tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, non aveva possibilità di accedere al suicidio assistito in Italia poiché privo di uno dei requisiti della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo.

“Finalmente ho raggiunto il mio sogno”

Nel suo ultimo video messaggio Massimiliano aveva detto: “Sono quasi completamente paralizzato e faccio fatica anche a parlare. Da un paio di anni siccome non ce la faccio più ho iniziato a documentarmi su internet su metodi di suicidio indolore” e “finalmente ho raggiunto il mio sogno. Peccato che non l’ho raggiunto in Italia, ma mi tocca andare all’estero”.

Ha aggiunto: “Perché non posso farlo qui in Italia? A casa mia, anche in un ospedale, con i parenti, gli amici” vicino. “No, devo andarmene in Svizzera. Non mi sembra una cosa logica questa”. “Sono costretto ad andarmene via, per andarmene via”.