Una cinquantina di perquisizioni sono in corso negli uffici e nelle abitazioni di altrettante persone coinvolte, a vario titolo, nella seconda tranche dell’inchiesta sulle mazzette all’Anas, che ha fatto scattare i provvedimenti nei confronti di 19 tra funzionari dell’azienda, imprenditori e professionisti.

Gli uomini della Guardia di Finanza stanno inoltre procedendo al sequestro di disponibilità finanziarie per 800mila euro ritenuti il profitto della corruzione.

IL VIDEO DELLA PRIMA OPERAZIONE

La prima fase dell’inchiesta Anas fu l’inizio della caduta della Tecnis e dell’impero dei catanesi Costanzo e Bosco e portò, nell’ottobre scorso, ad una vasta operazione con dieci arresti al centro della quale c’era quella che venne indicata come la ‘signora degli appalti’ una funzionaria Anas che si faceva punto di congiungimento fra gli appaltatori e l’azienda ed era stata soprannominata la ‘Dama nera’.

Fulcro degli episodi di corruzione, secondo l’accusa, sarebbero stati gli imprenditori di origine catanese Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo più noto come Mimmo. Al centro dell’indagine, nella sua prima fase, ci sono la Tecnis SpA e la Cogip Infrastrutture SpA entrambe società riferibili ai due imprenditori e con sede a Tremestieri Etneo.

L’inchiesta, denominata Dama nera, proprio dal soprannome della funzionaria arrestata, portò in manette dieci persone. Si tratta dei funzionari Anas Antonella Accroglianò dirigente del coordinamento tecnico e fulcro dell’inchiesta, Oreste de Grossi che curava gli incarichi tecnici , Sergio Serafino La Grotteria dirigente dell’area progettazione, Giovanni Parlato, Eugenio Battaglia e Antonio Ferrante. Gli imprenditori sono, invece, Francesca e Girolamo De Sanctis, Giuliano Vidoni e i due catanesi.

Coinvolto anche un ex presidente della Regione Calabria (dal 1999 al 200) ed ex sottosegretario alle Infrastrutture (durante il governo Prodi dal 2006 al 2008) Luigi Giuseppe Meduri. Battaglia, Bosco, Costanzo e Meduri furono posti ai domiciliari, gli altri in carcere.

In particolare il filone catanese riguarda presunti accordi fra Costanzo, Bosco e Meduri per  ‘corrompere’ i funzionari a partire dalla Accroglianò.

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