Matteo Renzi, a Radio Leopolda, ha commentato lo strappo – a quanto pare definitivo – tra il leader di Italia Viva e quello di Azione, Carlo Calenda, a proposito della costituzione di un partito unico.

“Calenda ha deciso di non farlo”

Renzi ha affermato: “La loro amarezza è anche la mia, la nostra. Se ci fosse stato un motivo politico per rompere ce ne saremmo fatti una ragione. Con Azione abbiamo avuto due linee diverse, per esempio sul mandare a casa Salvini. Quella era una divisione politica. Non c’è niente di politico nella divisione che ho maturato. Non voglio alimentare però polemiche. In questi mesi ho dato la massima disponibilità. Di più non potevo fare. Abbiamo detto che siamo quelli che facciamo le cose sul serio. Se confrontate il documento di Azione, pubblicato sui social, e il documento con le nostre proposte di modifiche, capirete che non ci sono motivi politici per rompere”.

“C’era una grande occasione del Terzo Polo – ha aggiunto – e Calenda ha deciso di non farlo: è un errore. Non alimentiamo le polemiche. Basta guardare i documenti. Abbiamo fatto tutto il possibile”.

“Resta uno spazio di libertà”

Renzi ha, poi, assicurato: “Tornerò in giro per l’Italia. Ci sarà da far partire il Riformista, c’è da riorganizzare Italia Viva. Con la massima apertura a tutti coloro i quali vorranno costruire insieme a noi il Terzo polo senza alcun protagonismo da parte mia. Sono a disposizione per un progetto più grande insieme a tutte e a tutti, a giovani e amministratori, perché tutti vengano a darci una mano. Lavoro per costruire quella che è un’esigenza dell’Italia: uno spazio di libertà che c’è e non possiamo buttarlo via. Calenda ha deciso che il partito unico è morto, ma c’è uno spazio”.

Il sentore toscano ha aggiunto: “Adesso ci sono due evidenze: la prima è che Calenda non vuole fare il partito unico. La seconda è che però quello spazio politico c’è anche se domani non ci sono più Renzi e Calenda. È uno spazio della politica contro i sovranismi e i populismi. Bisogna lavorare su quello spazio nella dimensione della politica e non del rancore personale. Bisogna tornare a far sognare le persone, bisogna alimentare la speranza la passione. Bisogna andare a prendere i tanti amministratori, i sindaci. Come farlo da ieri è più complicato, se l’avessimo fatto tutti insieme sarebbe stato più semplice. Però dobbiamo evitare di continuare a far del danno”.

Articoli correlati