Ad oggi, Vega A, la piattaforma più grande d’Italia sorta trent’anni fa di fronte le coste di Ragusa, potrebbe continuare l’attività di ricerca e di estrazione anche per oltre 100 anni, “una prigionia senza fine”. L’appello dei portavoce Cinquestelle ai volti noti della Tv italiana: “Aiutateci ad informare i cittadini attraverso i vostri canali e le vostre pagine social”.

“Evidentemente, sia Renzi che Mattarella vogliono far naufragare il referendum. Sembra sfumata l’ipotesi di accorpare la consultazione popolare con il primo turno delle amministrative”. Così il M5S che in ben dieci Regioni, Sicilia, Basilicata, Campania, Piemonte, Puglia, Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Friuli, ha depositato una mozione che invita il presidente della Repubblica a concedere l’Election Day. “Butteremmo via milioni di euro di fondi pubblici, – affermano i portavoce del Movimento 5 Stelle – e come se non bastasse, rischiamo non venga raggiunto il quorum”.

“In poche parole, – afferma il deputato regionale siciliano Giampiero Trizzino – ci chiedono di scegliere tra una semplice proroga della concessione e la durata illimitata della stessa , e se non si dovesse raggiungere il quorum, correremmo il rischio, ad esempio, che Vega A, la piattaforma più grande d’Italia, con una superficie che si estende per oltre 184 km2, sorta trent’anni fa di fronte le coste di Ragusa, potrebbe continuare l’attività di ricerca e di estrazione anche per oltre 100 anni. Una prigionia senza fine”.

I consiglieri e deputati del M5S, nelle dieci Regioni, dichiarano guerra allo scempio delle coste italiane: “Avvieremo una campagna informativa senza precedenti: convegni, manifestazioni, banchetti e materiale illustrativo”. I portavoce Cinquestelle lanciano un vero e proprio appello e chiedono il supporto dei volti noti della Tv italiana: “Aiutateci ad informare i cittadini attraverso i vostri canali e le vostre pagine social”.

In ultimo interviene anche l’europarlamentare Ignazio Corrao: ”bisogna evitare a tutti i costi l’incredibile sperpero di 360 milioni di euro. La decisione del Consiglio dei Ministri di fissare il referendum il 17 aprile 2016, sembra non avere alcuna giustificazione, dal momento che affrontare una spesa di circa 400 milioni di euro, per chiedere agli italiani di pronunciarsi su un unico quesito referendario, appare scelta a dir poco scellerata, oltre che fortemente antidemocratica”.

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