• A Tropea il custode del cimitero, insieme al figlio e a un aiutante, svuotava le tombe.
  • I tre facevano a pezzi anche i cadaveri e li gettavano tra i rifiuti.
  • L’inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza.

A Tropea, in Calabria, alcuni addetti al cimitero svuotano le tombe e facevano a pezzi i cadaveri per bruciarli. Lo scopo? Liberare le tombe da rivendersi.

Il fattaccio è stato scoperto grazie a un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia che ieri, lunedì 8 febbraio, ha portato all’arresto di tre persone: il 62enne Francesco Trecate (custode del cimitero), il 38enne figlio Salvatore e il 53enne Roberto Contartese (aiutante).

Il Gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, ha parlato di «scene raccapriccianti». Infatti, le Fiamme Gialle sono riuscite a filmare e documentare l’azione dei tre con videocamere nascoste.

Dalle immagini è emerso che i tre non solo frantumavano le bare a colpi di ascia e piccone ma poi smembravano i cadaveri a mani nude e l’incenerivano sul posto, mettendo i resti in sacchi neri. Inoltre, alcuni cadaveri sarebbero stati pure spogliati e sezionati e, in un caso, la testa di un defnto sarebbe stata «mostrata a mo’ di trofeo» da uno degli arrestati, come raccontato dal GIP. Poi i loculi svuotati venivano venduti per accogliere nuove salme.

Si è appreso che i tre compivano questi scempi già da alcuni anni, appartandosi in un’area interna del cimitero del comune calabro. Le accuse: violazione di sepolcro, distruzione di cadavere, illecito smaltimento di rifiuti speciali cimiteriali e peculato.

Francesco Trecate, nel settembre scorso, ha ricevuto una pubblica benemerenza dal sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, per «abnegazione al lavoro».

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