C’è stato un attacco a Ghriba, nell’isola di Djerba, in Tunisia, contro la sinagoga. Il bilancio è di 5 morti (compreso l’autore, un ufficiale della Guardia nazionale) e di 9 feriti.

L’uomo, poco prima della strage, aveva ucciso un collega a 21 chilometri di distanza, ad Aghir, appropriandosi della sua pistola. Lo ha fatto sapere il ministero dell’Interno tunisino.

Successivamente, l’attentatore si è diretto verso il tempio, sparando casualmente alle unità di sicurezza che proteggevano il luogo di culto.

Gli agenti schierati sono riusciti a impedirgli l’avvicinamento e lo hanno neutralizzato. Nel frattempo, l’attentatore ha ferito sei persone, di cui una è deceduta. Durante lo scontro a fuoco, sono rimasti uccisi anche due pellegrini ebrei: uno di nazionalità tunisina, di 30 anni, e l’altro di nazionalità francese, di 42. Altri quattro civili sono stati feriti e trasferiti all’ospedale Sadok Mkadem, situato a 8 chilometri dalla sinagoga.

Le condanne di Francia e Italia

Le indagini per scoprire le cause di questo attacco sono ancora in corso, senza menzionare la parola ‘terrorismo’.

I fatti sono avvenuti nell’ultimo giorno del tradizionale pellegrinaggio ebraico che ogni anno vede riuniti a Djerba migliaia di fedeli di religione ebraica.

La Francia ha condannato “con la più grande fermezza” l’attacco. Come ha sottolineato la portavoce del ministero degli Esteri, Anne-Claire Legendre, si tratta di un atto “atroce” e “ricorda dolorosamente l’attentato suicida che ha ucciso 21 persone in questa stessa sinagoga nel 2002”.

“A Djierba la comunità ebraica tunisina è stata colpita da un vile attacco. Il Governo italiano si stringe attorno alle vittime, ai loro cari e a tutto il popolo della Tunisia, condannando con forza ogni atto di violenza”. Così, su Twitter, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.