La US Court of International Trade ha emesso una sentenza con cui ha bloccato la maggior parte dei dazi imposti dal presidente Donald Trump.
La corte, con sede a New York, ha stabilito che Trump ha ecceduto la sua autorità utilizzando l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977 per giustificare l’imposizione di tariffe globali, dichiarando tali misure “contrarie alla legge”.
La decisione, che sospende immediatamente i dazi “reciproci” e quelli mirati su paesi come la Cina, il Canada e il Messico, ha già provocato reazioni nei mercati globali e potrebbe approdare alla Corte Suprema, con implicazioni per migliaia di miliardi di dollari nell’economia mondiale.
Il cuore della disputa legale
La sentenza è il risultato di due cause distinte presentate contro l’amministrazione Trump: una da un gruppo di piccole imprese, rappresentate dal Liberty Justice Center, e l’altra da 12 stati americani a guida democratica, tra cui Oregon e New York. I querelanti hanno sostenuto che Trump ha violato la Costituzione americana, che assegna al Congresso il potere esclusivo di regolamentare il commercio internazionale, utilizzando impropriamente l’IEEPA per dichiarare un’emergenza nazionale basata su squilibri commerciali di lunga data. “La questione nei due casi è se l’IEEPA delega al presidente il potere di imporre dazi illimitati su merci da quasi tutti i paesi del mondo”, ha scritto il panel di tre giudici, composto da Timothy Reif (nominato da Trump), Jane Restani (nominata da Reagan) e Gary Katzman (nominato da Obama). “La corte non interpreta l’IEEPA come un atto che conferisce tale autorità illimitata e annulla i dazi contestati”.
I dazi colpiti dalla sentenza
La decisione della corte ha invalidato con effetto immediato tutti i dazi imposti da Trump sotto l’IEEPA a partire da gennaio 2025, inclusi i cosiddetti “Liberation Day” tariffs, che prevedevano una tariffa base del 10% su tutte le importazioni, con aliquote più alte per paesi con significativi deficit commerciali con gli Stati Uniti, in particolare la Cina. Anche i dazi specifici imposti a febbraio su Canada, Messico e Cina, giustificati con la necessità di contrastare il traffico di fentanyl, sono stati dichiarati illegali. Tuttavia, la sentenza lascia intatti i dazi su acciaio, alluminio e alcuni prodotti cinesi, imposti tramite un’altra legge, la Trade Expansion Act del 1962. Le imprese che hanno pagato i dazi annullati avranno diritto a rimborsi con interessi, qualora la sentenza venga confermata.
La reazione della Casa Bianca
L’amministrazione Trump ha risposto con decisione, annunciando un appello immediato contro la sentenza. “Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un’emergenza nazionale”, ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca Kush Desai. “Il presidente Trump si è impegnato a mettere l’America First, e l’amministrazione utilizzerà ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza dell’America”. L’appello sarà presentato alla US Court of Appeals for the Federal Circuit, con la possibilità che il caso raggiunga la Corte Suprema, dove la maggioranza conservatrice potrebbe ribaltare la decisione.
Impatto sui mercati globali
La sentenza ha generato un immediato sollievo nei mercati, con previsioni di un rialzo atteso per il 29 maggio, riflettendo la rimozione temporanea della minaccia di dazi generalizzati che avevano alimentato timori di aumento dei prezzi al consumo e rallentamento economico. I dazi di Trump, introdotti in modo intermittente, hanno causato volatilità nei mercati globali e tensioni con partner commerciali chiave. La sospensione dei dazi riduce la pressione immediata su settori come il commercio al dettaglio, che ha sofferto sotto il peso delle tariffe, spingendo alcune aziende a considerare la vendita per sfuggire all’incertezza economica. Tuttavia, l’incertezza persiste, poiché l’esito dell’appello potrebbe ridefinire il panorama commerciale globale.
La risposta della Cina
La Cina ha accolto con favore la decisione della corte, ribadendo la sua opposizione al protezionismo. Durante una conferenza stampa a Pechino, la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha dichiarato: “Non esistono vincitori in una guerra dei dazi o in una guerra commerciale; il protezionismo danneggia gli interessi di tutte le parti e alla fine non può avere successo”. Parallelamente, il premier cinese Li Qiang ha intensificato gli sforzi per rafforzare i legami economici con i paesi del Sud-est asiatico e del Golfo, cercando di creare un “grande mercato” per contrastare l’isolamento economico imposto dagli Stati Uniti.
Cosa succede ora?
Con l’appello già depositato, il caso è destinato a proseguire verso la Corte d’Appello Federale e, potenzialmente, la Corte Suprema. Gli esperti prevedono che la battaglia legale potrebbe durare mesi, creando incertezza per le imprese e i consumatori. Nel frattempo, Trump conserva la possibilità di imporre dazi più limitati sotto il Trade Act del 1974, che consente tariffe fino al 15% per un massimo di 150 giorni su paesi con grandi deficit commerciali.






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