Trecento postazioni dirigenziali in meno ma anche il ricorso a dirigenti generali che rispondano a criteri più stringenti. E’ quanto previsto dal nuovo corso regionale che non ha, però, preso in considerazione la reale situazione del personale dirigente della Regione.

Così a fronte della perdita dell’incarico i dirigenti approfittano in massa del prepensionamento previsto in Finanziaria 2015. Si profila, dunque, una vera e propria fuga, tanto ampia da rischiare di non aver più dirigenti competenti per i posti da coprire.

Un esempio arriva dalla dirgenza generale. Per seguire le norme più stringenti il ruolo dovrebbe spettare solo a dirigenti di prima fascia ma nei ruoli dell’amministrazione praticamente non ci sono più dirigenti di quella esperienza. Domanda di pensionamento è stata presentata, nelle settimane scorse, da Anna Rosa Corsello già sospesa dalla magistratura e che ha scelto di uscire di scena, ma sono tanti ad andare via senza dover affrontare problemi di quel tipo.

Fra loro anche il ragioniere generale Salvatore Sammartano che lascerebbe prima dell’estate. Ma il governo non sa proprio chi mettere in quel posto e dunque, su richiesta dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, la giunta
regionale ha deliberato di rinviare il collocamento in quiescenza del numero due della burocrazia regionale. Resterà fino al 30 giugno del 2017.

Mentre Sammartano resta si fanno sempre più insistenti le voci di un addio anche della potente Patrizia Monterosso. Non è ancora chiaro quale potrà essere la sua destinazione ma l’incarico è di ‘peso’ e ‘natura’ nazionale. A lei, ben lontana dalla pensione, cambiare aria potrà solo far bene dopo il lungo impegno in Piazza Indipendenza. Ma questa vicenda è ancora tutta da vedere visto che di un suo trasferimento con incarico nazionale si parla da un paio d’anni senza che ciò abbia ancora avuto riscontro.

Mentre il governo cerca nuovi dirigenti e annaspa soprattutto per i ruoli apicali (segretario generale in testa) ma anche per quelli intermedi, scoppia una nuova grana col Parlamento visto che Ardizzone, il Presidente dell’Ars, vuole affrontare il tema dei rapporti con il governo Crocetta ‘reo’ di rimandare in aula due o tre volte tutte le leggi sistematicamente impugnate da Roma.

“E’ intenzione di questa Presidenza indire una conferenza dei capigruppo e incardinare con urgenza la mozione presentata che riguarda i rapporti Parlamento Governo – ha detto Ardizzone a fine seduta dell’Ars di ieri sera – perché purtroppo il Parlamento continua a trovarsi in difficoltà per un mancata resistenza dinnanzi alla Corte Costituzionale, da parte del Governo regionale. Sarebbe stato doveroso resistere dinnanzi ad una impugnativa”.

Ardizzone, dunque, addita Crocetta come governatore prono a Renzi e vuole difendere le prerogative statutarie anche per evitare continue impugnative, leggi che tornano indietro, modifiche fatte dall’Aula di corsa e senza pensare e così via. “Io mi auguro che non ci siano impugnative ulteriori, neanche sollevate dai sindaci delle città metropolitane, me lo auguro di vero cuore, devo ringraziare con la massima onestà intellettuale sia la lista Musumeci che il Movimento Cinque Stelle, che hanno apertamente espresso la loro posizione, sulle questioni però procedurali, che riguardano i rapporti tra questo Parlamento ed il Governo regionale – dice ancora Ardizzone – e quindi questo Parlamento ed il Governo nazionale. Credo che ci siamo inutilmente divisi sul voto segreto, costituendo un precedente pericolosissimo, per cui il mio invito alla Commissione statuto è quello di approvare nel più breve tempo possibile la legge statutaria prevista dall”articolo 10, che regolamenta i rapporti Governo Parlamento”.

Ardizzone punta a definire una procedura d’urgenza standard per leggi che ritornano in Parlamento per una modifica anche se auspica maggiore ‘qualità’ delle norme e maggiore resistenza alle impugnative “Non possiamo essere ostaggio del Governo, che decide quali parti impugnare e quali parti non impugnare, questo è salvaguardare la dignità del Parlamento”.