Risorge puntualissima, e nel momento di maggiore crisi tecnica e societaria della storia recente del Palermo, la polemica sul bonus retrocessione e sulle presunte motivazioni che condurrebbero la società di Viale del Fante ad optare per una soluzione della crisi che salverebbe la baracca se non altro dal punto di vista aziendale e finanziario.
Ne avevamo parlato su queste pagine lo scorso anno, alimentando un vespaio di polemiche. Eravamo stati smentiti poi dai fatti. Quel Palermo era riuscito, sulla spinta dei senatori, a salvarsi all’ultima giornata e tutti, tifosi in testa, avevamo gioito per lo scampato pericolo. Ma quest’anno le vicende sportive e societarie ci riconducono ad esaminare la vicenda. Quella del bonus retrocessione.
Siamo andati allora a rileggere quell’articolo di CALCIO E FINANZA del febbraio 2016 che richiama le regole della Lega di Serie A per “tutelare” le società di calcio della massima serie che retrocedono in serie B:
Il bonus totale ammonta a 60 milioni di euro: lo chiamano paracadute per chi retrocede in serie B e viene distribuito l’anno dopo. Il bonus retrocessione viene così suddiviso:
•    25 milioni di euro per squadre retrocesse che hanno trascorso gli ultimi 3 anni in serie A;
•    15 milioni di euro per squadre che sono rimaste 2 anni in serie A prima della retrocessione;
•    10 milioni di euro per squadre che hanno giocato 1 solo anno in serie A negli ultimi tre anni;
•    in caso di quota residuale questa verrà destinata al club retrocesso con 3 anni di anzianità in serie A nel caso in cui questo non venga immediatamente promosso.

Approfondendo la questione paracadute ci siamo quindi resi conto  che i regolamenti parlano di “paracadute per 3 anni o di 3 anni negli ultimi 4 e di 2 anni o 2 anni negli ultimi tre…”
Insomma facendo 2 brevi calcoli sulle ormai probabili retrocessioni di quest’anno possiamo prevedere i seguenti contributi:
•    Pescara: 10 milioni;
•    Crotone: 10 milioni;
•    Palermo: 25+15= 40 milioni.