Angelo Abbate, e Corrado Palmesi rispettivamente ufficiale e sottoufficiale della capitaneria di porto di Palermo accusati di falso ideologico e truffa allo Stato per rimborsi di circa 600 euro sono stati assolti dal giudice della quinta sezione del Tribunale di Palermo Marina Minasola perché il fatto non sussiste.
I due militari erano stati mandati in missione a febbraio del 2010 per l’ispezione dei mezzi nautici dipendenti dalla Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo e dall’Ufficio Circondariale marittimo di Sciacca.
Per questa attività Abbate e Palmesi hanno scelto il cosiddetto regime “forfettario”, ovvero una “indennità di missione” che prevede una liquidazione di 110 euro al giorno sia per il pasto, il pernottamento e il trasporto. Secondo le indagini i due militari avevano usufruito due pasti e un pernottamento presso la Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo. Per questo motivo i militari sono stati rinviati a giudizio per truffa e falso.
Il processo iniziato nel maggio del 2015 si è concluso in questi giorni con l’assoluzione. Gli avvocati Salvatore Sansone e Maia Pia Gallo sono riusciti a provare che il trattamento di missione forfettario, non ha provocato nessun danno di truffa allo stato.
I due militari avevano pagato tempestivamente il vitto e l’alloggio di cui avevano fruito per 20 euro a testa. “Si è conclusa dopo un lungo iter processuale – commenta l’avvocato Salvatore Sansone difensore del colonnello Abbate, una vicenda dolorosa che con gravi conseguenza di servizio e carriera, ha esposto i due militari coinvolti, ad un processo delicato. Accade spesso infatti, – prosegue l’avvocato -, che procedimenti penali riguardanti fatti in sostanza anche di limitato rilievo, ma con gravi imputazioni formali – in questo caso falso ideologico in atto pubblico e truffa -, esponga chi veste una divisa a conseguenze, di servizio e quindi di vita familiare, dannosissime alle quali anche una sentenza di assoluzione, intervenuta dopo anni, non pone rimedio”.
“Mentre il colonnello Abbate oggi è in quiescenza – commenta l’avvocato Maria Pia Gallo – il mio assistito il sottufficiale Palmesi invece è ancora in servizio e la pendenza del processo ha lungamente influito sullo sviluppo della sua carriera”.
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