“Queste sono le celebrazioni che vorrei non dover fare mai”, con queste parole il parroco della chiesa di San Francesco di Paola, con la voce spezzata, ha iniziato questa mattina il rito funebre per Federico Serio.

Il giovane di Altofonte, 16enne, aveva perso la vita martedì scorso in un tragico incidente sullo scorrimento veloce Palermo – Sciacca mentre era a bordo del suo scooter. Si stava recando a scuola, quando si è scontrato contro un’automobile, una Volkswagen impegnata in una inversione di marcia.

Tanto dolore, commozione, ma anche tanta rabbia per una vita stroncata così presto a causa della disattenzione di qualcun altro erano palpabili in una chiesa colma di gente, giunta a dare l’estremo saluto all’amico, al compagno di scuola.

Federico frequentava il liceo scientifico Ernesto Basile. Ma anche dal Maria Adelaide, dove aveva trascorso gli anni delle medie, in tanti hanno partecipato con gli occhi umidi.

“Federico – ha detto il sacerdote durante l’omelia – aveva l’età in cui davanti hai tanto futuro e poco passato. È impensabile che nel pieno della primavera possiamo piombare nell’inverno scuro. Mi sento incapace di essere strumento di consolazione”.

Il sacerdote ha richiamato le parole di Matteo: “Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati”. Ma quali lacrime aprono le porte alla consolazione? Le lacrime del pentimento, ma anche le lacrime che nascono dall’afflizione e dal lutto, quelle che stanno versando Elena, Fabrizio e Roberto. È il momento per voi di chiedere perché, di arrabbiarvi con Dio se necessario, ma sappiano che la risposta non c’è. L’unica risposta possiamo trovarla nel passaggio dal soffrire all’offrire”.

Un passaggio rivolto ai genitori di Federico volontari alla Filodoro, un’associazione che si occupa di assistenza a persone pluriminorate.

Tanti i ricordi dei compagni che hanno voluto ricordarlo a modo loro. “Perdonami se non mi è scesa nessuna lacrima quando seppi cosa era accaduto, forse perché fino all’ultimo speravo che non fossi tu. La maggior parte delle cose che so sui motori l’ho saputo grazie a te, era la tua più grande passione. Purtroppo la stessa passione che ti ha portato via. Ricordo quando dicesti che “se dovessi morire, vorrei morire in moto”, mi dispiace solo che sia accaduto così presto”.

Ed ancora una compagna di classe: “La professoressa di religione ce l’aveva detto, o meglio aveva tentato di farcelo capire. Ma si sa, noi adolescenti le cose non le capiamo finché non ci battiamo la testa. Questa volta sei stato tu a battere la testa per tutti noi. Una volta una professoressa mi ha detto che la morte è solo un passaggio, che non esiste veramente. Si muore veramente solo quando siamo dimenticati, e nessuno qui ha intenzione di dimenticarti. Sono sicura che la tua corsa non si è fermata, ti sei solo fermato a fare rifornimento”.

Anche l’insegnante di lettere del Basile ha voluto leggere il post che aveva pubblicato su Facebook in memoria di Federico: “Federico Serio…serio in ogni tuo impegno, in ogni tua passione, ma sempre allegro e sorridente, anche di fronte a un brutto voto, che per te non era una sconfitta, ma uno stimolo per andare avanti, per superare ogni difficoltà”.

“In questo momento saremmo dovuti essere a scuola, ma sfortunatamente è andata diversamente – legge una compagna di Federico, a nome della sua classe, la III B -. Sei sempre stato un ragazzo sorridente, allegro. Ci mancheranno le tue battute, a volte fuori luogo, ma sempre capaci di strapparci un sorriso.

E anche se non ci sei più fisicamente qualcosa hai lasciato nei cuori di chi ti ha conosciuto. Non tutti siamo stati capaci di dimostrarti il bene che ti vogliamo, fiduciosi nel tempo che adesso è finito. Ma speriamo che adesso da la su tu ci stia guardando, consapevoli che non sia un addio ma un arrivederci. Fiduciosi che un giorno ci rincontreremo per percorrere la stessa stradina che percorreremo assieme”.

Davanti la chiesa una folla di ciclomotori ha atteso l’uscita della bara di Federico, per ricordare la sua più grande passione, la stessa purtroppo che lo ha portato via.