“Ogni volta che un operatore del 118 viene aggredito si dice che gli operatori stanno per essere dotati delle bodycam. Ormai è una frase che sentiamo ripetere sempre.

Peccato che per dotare di questi strumenti importantissimi in caso di intervento delle forze dell’ordine e potere identificare gli aggressori serve un’autorizzazione della prefettura di Palermo che non è stata ancora presa. I dati ci dicono che le aggressioni sono in aumento e che questi sistemi vengono utilizzati in altre realtà.

Non comprendiamo come mai questa autorizzazione ancora non arrivi”. Lo dice Giuseppe Badagliacca segretario regionale della Csa Cisal che ha chiesto maggiori interventi a tutela dei lavoratori dopo le ennesime aggressioni violente di Palermo e Catania.

Dalla prefettura di Palermo fanno sapere che non c’è alcun protocollo per l’autorizzazione delle bodycam. Quindi non ci sarà alcuna dotazione agli equipaggi. Ci sono problemi legati alla privacy. Ma si sta lavorando per un protocollo legato al panic button, un sistema di allarme collegato alle sale operative delle forze dell’ordine per fare scattare i soccorsi in caso di aggressione.

Il direttivo del Coes Sicilia, no al panic button, c’è già nei tablet in dotazione

La decisione di puntare sul panic button e non sulle bodycam da parte della prefettura viene contestata dal direttivo regionale del Coes Sicilia che raggruppa gran parte dei soccorritori dei servizi sanitari. “Rispettiamo, ma non condividiamo quanto dichiarato dalla Prefettura. Comprendiamo le difficoltà legate alla complessa e spesso contraddittoria normativa italiana sull’utilizzo delle bodycam, in particolare nell’ambito del sistema di emergenza 118. Tuttavia, abbiamo una certezza: in due regioni, Lombardia e Lazio, le aziende che gestiscono il servizio 118 — rispettivamente Areu Lombardia e Ares Lazio — hanno già avviato questo percorso, dotando i propri equipaggi di bodycam – dicono dal comitato – Siamo convinti che oggi le aziende produttrici abbiano superato gli ostacoli legati alla privacy, grazie a dispositivi tecnologicamente avanzati e pienamente conformi alle normative vigenti nel nostro Paese.

La violenza contro gli operatori  del 118 in Sicilia è una piaga. Sono state 10  aggressioni solo al personale Seus 118 nei primi mesi di quest’anni. Lo scorso anno sono state 24. L’aggressione agli autisti soccorritori non solo è un’azione inaccettabile e pericolosa per la sicurezza degli operatori del sistema emergenziale, ma può anche avere gravi conseguenze per l’utenza. Di fatto ciò causa Il fermo tecnico del mezzo e la conseguente sospensione del  servizio per l’equipaggio che subisce l’aggressione. Si riduce la capacità di risposta del servizio di emergenza. Causa ritardi nella prestazione delle cure, mettendo  a rischio la vita di persone che necessitano di assistenza sanitaria. Per questo, chiediamo alla prefettura la convocazione di un nuovo tavolo di confronto, al fine di individuare una soluzione concreta e condivisa che tuteli realmente gli operatori del sistema di emergenza. La soluzione, ne siamo certi, non può e non deve essere un semplice “panic button” che abbiamo già in dotazione nei tablet”.