La Segreteria Provinciale LeS (Libertà e Sicurezza Polizia di Stato) di Palermo ha deciso di donare al Convento dei Cappuccini gli indumenti acquistati dai propri iscritti con il cosiddetto “buono vestiario” annuale che l’Amministrazione mette a disposizione dei poliziotti che svolgono la loro attività istituzionale in abiti civili.
La donazione è un gesto di assoluta carità nei confronti di chi sta peggio di noi, ma è anche un evidente gesto di protesta contro l’Amministrazione della Pubblica Sicurezza che elargisce “buoni vestiario” non spendibili e risibili.
E’ da anni che è andato riducendosi il valore del buono e che, per l’anno 2016 è stato di Euro 70 pro capite.
“Tra l’altro vi è la contestazione del fatto che, vincitore dell’appalto per la Provincia di Palermo, è risultato essere un negozio di abbigliamento femminile “La Vie en Rose” – si legge in una nota del sindacato – Questo fatto singolare ha costretto i poliziotti a cedere il proprio “buono vestiario” alle proprie mogli o fidanzate, in considerazione della stragrande presenza maschile dei poliziotti, facendo venir meno così il titolo parzialmente risarcitorio dell’usura dei propri vestiti.
In alternativa i poliziotti potevano scegliere, come unico capo maschile, un giubbotto uguale per tutti e dello stesso colore e che a tanti poliziotti è risultato essere poco gradevole e di taglia diversa da quella riportata sull’apposita etichetta”.
Per questi motivi, gli iscritti LeS di Palermo hanno preferito donare ai più bisognosi questo contributo, non considerandosi meritevoli di cotanta poca attenzione da parte degli Uffici preposti alla corresponsione di tale “ buono vestiario” ed allo stesso tempo intendono manifestare, ancora una volta, la grande generosità e vicinanza dei poliziotti nei confronti delle fasce più deboli della città.
Con questa donazione dei vestiti debitamente sigillati nella busta del negozio “La Vie en Rose” al Convento dei Cappuccini, da sempre impegnato nella tutela dei meno fortunati, i poliziotti dimostrano che si possono mettere in atto forme di protesta alternative che possono dimostrarsi anche utili per i più deboli.
Ci auguriamo che la prossima volta i poliziotti di sesso maschile possano ottenere, in cambio del buono, abiti maschili e le donne poliziotte abiti femminili. Così per evitare sgradevoli sorprese.
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