Il giudice della sezione civile del tribunale di Termini Imerese ha respinto la richiesta di risarcimento del Comune di Chiusa Sclafani nei confronti della P.M. Costruzioni srl per i presunti danni provocati dai lavori di rifacimento della piscina comunale. Secondo l’amministrazione comunale, l’impresa di costruzioni, avrebbe eseguito dei lavori di ristrutturazione nell’impianto nel 2008 senza rimuovere completamente le lastre di amianto della copertura.
La presenza delle fibre tossiche sarebbe stata accertata nel 2016 quanto è crollata parte del controsoffitto provocando l’inagibilità della piscina. Da allora è iniziato un lungo contenzioso in tribunale tra carte bollate e diverse consulenze tecniche. Da un lato il Comune che accusa l’impresa di avere provocato danni materiali e d’immagine per oltre 200 mila, dall’altra la P.M. Costruzioni srl che, difesa dall’avvocato Letizia Ferlisi, ha sempre contestato la presenza dell’amianto e la responsabilità nel crollo del controsoffitto. Il giudice Daniele Salvatore Abbate ha respinto le richieste del Comune.
“Dalla relazione tecnica – si legge nella sentenza – non emerge alcuna presenza di fibre di amianto nel materiale utilizzato dall’impresa per il rifacimento della copertura del tetto della piscina”. Il Comune è stato condannato a pagare le spese processuali e i costi delle consulenze tecniche. “Oggi si conclude una lunga vicenda giudiziaria – dicono dalla società P.M. Costruzioni – che ha visto l’immagine ed il lavoro della società che rappresento screditati dall’accusa infondata di non avere adempiuto agli obblighi contrattuali assunti con l’ente e di avere consentito, di fatto, la fruizione al pubblico di una struttura con amianto nel soffitto. La nostra azienda ha sempre rispettato la normativa vigente in materia di sicurezza e tutela dell’ambiente e nel corso del giudizio siamo riusciti a dimostrare l’esatto adempimento del contratto di appalto e l’utilizzo di materiale ecologico per il rifacimento dell’intero tetto di copertura”.
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