Palermo

Arresto candidato, le figlie lo difendono sui social “Siamo persone leali, buone”

Non si ferma la bufera pre elettorale. Scendono in campo sui social le figlie del candidato arrestato ieri a Palermo e difendono il padre

Serve rinfrescare le menti

“Sapete che persona è nostro padre però meglio rinfrescare le menti, noi non saremo mai e poi mai delle persone così per come avete presentato e definito lui”, Lo scrivono su Facebook Giulia e Federica Lombardo le figlie di Francesco Lombardo candidato di FdI al Consiglio Comunale insieme boss Vincenzo Vella, finiti in manette ieri per scambio elettorale politico-mafioso.

“Siamo persone leali, buone”

Siamo “da sempre persone leali, buone e tutti gli aggettivi positivi che si possano attribuire, e la gente che ci conosce sa che siamo persone oneste – aggiungono le figlie dell’arrestato – Nostro padre ha sempre lavorato in maniera onestà, sta a contatto con tantissime persone perché fa parte del suo lavoro ma ha sempre condiviso e lottato per avere un mondo pulito”.

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“Gente commenta senza sapere, come pecore”

Le familiari attaccano, poi, i commenti sui social ma anche gli articoli dei giornali scritti sulla base delle accuse mosse dalla procura di palermo “Tutti i commenti visti fino ad ora si possono anche risparmiare perché si parla sempre senza sapere e conoscere ma basandosi su quel che si legge senza accertarsi se è verità o no come una massa di pecore”.

Infine una presa di distanza da atteggiamenti criminali “Mio padre e di conseguenza la mia famiglia è stata, è e sarà, sempre onesta, leale e sincera. Non affiancateci a qualcosa che non siamo e mai saremo. Prima di parlare e scrivere bisogna pensare e contare tante volte”.

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La richiesta della procura al gip

Lombardo è stato arrestato ieri nell’ultimo giorno di campagna elettorale. Il provvedimento è stato assunto dal gip sulla base di una richiesta della procura di Palermo. Secondo i pm che hanno indagato “sussistono urgentissime esigenze di tutela di beni primari in ragione della prossima competizione elettorale del 12 giugno: in assenza di adeguate misure cautelari l’esercizio del diritto-dovere di voto di una estesa parte dell’elettorato diverrebbe merce di scambio da assoggettare al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso e dunque sottratto al principio democratico”.

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