Ergastolo per Pietro Morreale ritenuto colpevole dell’omicidio di Roberta Siracusa. La corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa trasformando in definitiva la pena inflitta in Appello a fine novembre scorso. Questo significa carcere a vita per il giovane condannato.
Il sindaco di Caccamo, “La giustizia ha fatto il suo Corso”
“La Giustizia ha fatto il suo corso. Sotto il profilo prettamente giudiziario, con l’odierna sentenza della Suprema Corte, si conclude definitivamente il drammatico caso di femminicidio di Roberta Siragusa, che ha visto come unico responsabile il suo fidanzato, Pietro Morreale. Resta il profondo dolore per le due famiglie. La famiglia di Roberta alla quale rimarrà per sempre una ferita inguaribile e a cui nessuno mai potrà restituire l’amata figlia. E la famiglia di Pietro la cui vita resterà per sempre segnata e sconvolta dal gesto efferato compiuto dal giovane. Come Istituzioni continueremo a lavorare affinché casi del genere non si ripetano mai più. Promuoveremo le relazioni sociali serene e pacifiche fra i cittadini, per prevenire ogni forma di violenza di genere e sui minori”. Lo ha dichiarato il sindaco di Caccamo Franco Fiore che si è costituito parte civile con l’avvocato Maria Beatrice Scimeca.
Il legale, “Comprensione per immenso dolore della famiglia”
“Esprimiamo comprensione per il dolore immenso che ha colpito le famiglie – dice il legale – e l’auspicio che Pietro possa prendere consapevolezza della suo tragico gesto e intraprendere un percorso di sincera conversione”.
L’Appello confermò la condanna all’ergastolo in primo grado
Il 27 novembre scorso la seconda sezione della corte d’Assise d’Appello di Palermo, ha condannato Pietro Morreale all’ergastolo. Una sentenza che confermò il giudizio di primo grado per il giovane accusato di aver ucciso, dandole fuoco, la sua ex fidanzata di appena 17 anni.
I giudici accolsero pienamente la richiesta del sostituto procuratore generale Maria Teresa Maligno respingendo tutte le tesi della difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Gaetano Giunta, che sino all’ultimo, stamattina, ha sostenuto non ci sia alcuna prova contro il suo cliente.
La morte di Roberta Siragusa
La notte tra il 23 e il 24 gennaio, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, Pietro Morreale avrebbe picchiato la fidanzata che aveva deciso di lasciarlo e le avrebbe dato fuoco nei pressi del campo sportivo. Poi ha caricato il corpo sull’auto e lasciato il cadavere in un dirupo non distante dalla casa della vittima. Una ricostruzione che ha retto per due gradi di giudizio. Roberta aveva 17 anni ed è morta in quella notte, bruciata viva nei pressi dello stadio.
Il processo di primo grado
In primo grado, l’allora, diciannovenne caccamese era stato condannato oltre che al carcere a vita, anche al risarcimento del danno nei confronti della madre della vittima, Iana Brancato, per 225 mila euro; al padre Filippo Siragusa, per 229 mila e al fratello Dario, per 209 mila e alla nonna Maria Barone per 117 mila euro. Pietro Morreale dovrà risarcire anche il Comune di Caccamo con una provvisionale esecutiva di 15 mila euro.
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