La vendita di una casa all’asta finisce a calci e pugni con tre persone accusate di lesioni, minacce e turbativa d’asta. Accade a Palermo che una famiglia mette gli occhi su una casa messa all’asta dal Tribunale e fa “terra bruciata” per accaparrarsela, anche fino ad usare la violenza. Dalle minacce, si è passati subito alle maniere forti. Anche dentro allo studio dell’avvocato in cui era stata convocata la riunione per la vendita. Come riporta il Giornale di Sicilia in edicola, dopo nove mesi dai fatti sono scattate le ordinanze di custodia cautelare e sono finiti agli arresti domiciliari Andrea Ciaramitaro, 54 anni, suo fratello Emanuele, di 36, e la loro madre, Elisabetta Castiglia, di 71.

L’immobile si trova a Partanna Mondello e lo scorso febbraio doveva essere venduto ad un’asta nello studio di un avvocato di via Dante. Un prezzo conveniente ma solo se nessuno avesse partecipato all’incanto. I tra familiari, così, percependo il rischio che la casa poteva essere venduta ad altri che avrebbero offerto di più, dalla minacce verbali sono passati ai fatti. “Se non ci lasciate la casa, vi ammazziamo”, avrebbe detto qualcuno. L’avvocato ha così sospeso l’asta ma la lita sarebbe continuata nelle scale dello stabile . Dagli spintoni si sarebbe passati ai calci ed ai pugni e uno dei tre fratelli era pure caduto. La chiamata dei soccorsi per portare i feriti in ospedale e l’arrivo degli agenti del commissariato di polizia di San Lorenzo per riportare l’ordine.

Le indagini del Commissariato hanno portato all’apertura dell’inchiesta, sfociata nell’emissione delle misure cautelari per i tre familiari che avrebbero fatto di tutto pur di accaparrarsi quella casa.

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