È una sentenza destinata a essere un precedente prezioso per gli automobilisti e i motociclisti smemorati. Chi dimentica di recedere dal contratto con la propria compagnia assicurativa quando vende il proprio mezzo può finire nei guai, soprattutto se chi lo compra ha un incidente.

È successo a un disoccupato che ha rischiato di dover risarcire la compagnia assicurativa “Generali” per 400 mila euro. Ma, il suo caso sarebbe il primo in Italia, è riuscito a cavarsela rivalendosi sul nuovo proprietario dell’auto una volta che si è trovato a dover affrontare una causa davanti al tribunale civile.

La vicenda è questa: un disoccupato di circa 70 anni vende la sua microcar, nel 2008. Il nuovo acquirente la affida alla figlia minorenne. Trascorrono pochi giorni, la ragazzina si schianta contro un guard-rail vicino a Ficarazzi. In auto con lei ci sono altre tre amiche, una di loro muore.

Trascorrono le settimane e la famiglia della vittima riceve un risarcimento di 400 mila euro dall’”Assicurazione Generali” che, però, proprio perché sulla microcar viaggiavano in quattro (ma la macchinina è omologata solo per due persone) si rivale sull’assicurato e chiede il rimborso della somma. Ebbene, accade, però, che la macchina risulta assicurata al vecchio proprietario.

Da qui il principio di rivalsa al quale si appella la assicurazione. E, a sua volta, l’automobilista smemorato. Il processo, davanti alla terza sezione civile, si è concluso nei giorni scorsi con una doppia decisione. Il giudice Paolo Criscuoli ha condannato il vecchio proprietario a risarcire per 400 mila euro la compagnia assicurativa “Generali”, oltre alle spese di giudizio per 15 mila euro.

Ma la stessa sentenza la emette per il nuovo proprietario. Perché? Perché l’avvocato del disoccupato, Venera Fichera, ha dimostrato la responsabilità civile della minorenne che si trovava alla guida. Il principio al quale si è ancorato l’avvocato è quello della surrogazione legale.

«È un precedente per tutti quegli assicurati che possono su rogatoria rivalersi sui reali responsabili di un incidente. Non c’è Cassazione su un caso del genere, è la prima sentenza in Italia», sostiene l’avvocato Venera Fichera nell’edizione di Repubblica Palermo.

In tutta questa storia, d’esempio per chi è poco attento, il finale più triste è quello per la famiglia della vittima. I genitori sono stati risarciti con soli 400 mila euro per la morte della figlia. «Il risarcimento riconosciuto in favore degli eredi appare vicino ai minimi previsti», scrive il giudice Criscuoli. Perché? «C’è un concorso di colpa da parte della vittima ha scritto nella sua sentenza il giudice Criscuoli – che ha preso posto nel vano posteriore di un quadriciclo non adibito al trasporto di persone».